La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

Shakespeare, la miglior penna inglese

William Shakespeare, la miglior penna inglese di ogni genere sulla scena

William Shakespeare, la miglior penna inglese di ogni genere sulla scena

Shakespeare, la miglior penna ingleseNel 1564 Mary Arden, giovane discendente della famiglia Warwickshire, dà alla luce il terzo dei suoi otto figli, cui viene dato il nome di William. Il marito John commercia pellame ed i due vivono a Stratford-upon-Avon, nell’Inghilterra centrale. La maggior parte dei libri di letteratura indica il 26 aprile come data di nascita poiché si vuole far coincidere quest’evento con la festa di San Giorgio, patrono di Inghilterra. È molto probabile, invece, che William Shakespeare, la miglior penna inglese, sia nato tre giorni prima, il 23 aprile, come riporta il suo certificato di battesimo.

Gli anni dell’infanzia di Shakespeare, la miglior penna inglese

William trascorre l’infanzia nella sua città natale, probabilmente frequentando un istituto maschile chiamato “King’s New School”, sebbene non sia mai stato trovato alcun registro scolastico risalente a quel periodo. All’interno di alcune sue opere, il poeta mostra una profonda conoscenza del pellame e del mestiere di conciatore e questo dettaglio lascia intendere ch’egli abbia lavorato da apprendista nel negozio paterno.

All’età di diciott’anni, Shakespeare decide di sposare Anne Hathaway (No, non l’attrice!), nonostante la donna abbia ben otto anni più di lui. Il matrimonio viene celebrato il 28 novembre 1582 e la nascita della primogenita Susannah nel maggio successivo, ci porta a presumere che la data sia stata anticipata per evitare che la gravidanza della donna creasse scandalo.
Nel 1585 la famiglia si allarga con la nascita dei gemelli Judith e Hamnet, ma quest’ultimo muore purtroppo all’età di undici anni. I bambini vengono battezzati il 2 febbraio e questa data segna l’inizio dei sette “anni perduti” di William Shakespeare.

Gli anni perduti

Non si ha, infatti, più nessuna notizia storicamente attendibile fino al 1592 e le leggende si moltiplicano. Secondo alcuni il poeta sarebbe scappato da Stratford per sfuggire ad un processo, secondo altri si sarebbe unito ad alcune compagnie teatrali. In realtà è verosimile ritenere che Shakespeare abbia lavorato presso alcune nobili famiglie del Lancashire, come insegnante di campagna.

Sappiamo, invece, con certezza che nel 1592 il drammaturgo Robert Greene cita Shakespeare, la miglior penna inglese, all’interno di un suo opuscolo, in modo insolito a leggerlo oggi, definendolo «un corbaccio venuto dal niente, fattosi bello delle nostre penne che, col suo cuore di tigre nascosto sotto la pelle di attore, credi di poter declamare versi sciolti meglio di tutti voi e si ritiene nella sua presunzione l’unico “scuoti-scena” nazionale».

Il termine “scuoti-scena” (in inglese “Shakescene”) altro non è che un gioco di parole con cui Greene critica violentemente il collega. Essendo questo il primo documento in cui compare nuovamente il nome di Shakespeare, si può dire che gli “anni perduti” del futuro Bardo nazionale finiscano proprio con le ultime parole famose di Greene!

I veri inizi di Shakespeare, la miglior penna inglese

Shakespeare inizia a recitare come attore di teatro e, soprattutto, a prestare la sua arguta penna, collaborando alla stesura di alcuni copioni che purtroppo non recano la sua firma, ma soltanto l’indicazione della compagnia d’appartenenza. Ne è un celebre esempio l’Enrico VI, risalente proprio al periodo che va dal 1588 al 1592.
In quello stesso periodo Shakespeare collabora anche alla stesura di “Sir Thomas More” un dramma mai rappresentato, ma dall’incommensurabile valore storico. Si tratta, infatti, dell’unico testo autografo del poeta, ad esclusione di sei firme presenti in calce ad alcuni documenti.

Verso la fine del secolo l’Inghilterra viene scossa dall’arrivo di una grave pestilenza e, per limitare il contagio, molti teatri pubblici vengono chiusi. Shakespeare inizia ad affidare le sue opere ad alcuni teatri privati frequentati da un pubblico più colto e maggiormente attento alla qualità formale della scrittura. Lo stile di Shakespeare si adegua abilmente al nuovo pubblico come testimonia “Sogno di una notte di mezza estate” e il dramma “Love’s labour’s lost” del 1598. Si tratta del primo dramma a stampa in cui compare il nome di Shakespeare nel frontespizio. Va aggiunto che il nome del poeta era già comparso su altri due intestazioni. Non si tratta, però, di opere teatrali bensì di poemetti narrativi realizzati durante gli anni della peste: “Venus and Adonis” del 1593 e “Lucrece” dell’anno seguente.

Lo stile shakespeariano

Shakespeare ha, intanto, iniziato a comporre sonetti ed è apprezzato al punto che nel 1609, un editore decide di pubblicare una raccolta di 154 liriche non curata dal poeta. A guardar bene l’opera, la maggior parte dei sonetti non appartiene in realtà alla penna di Shakespeare (solo di tre se ne ha la certezza), ma il tentativo di quest’editore dimostra come la fama del poeta sia in ascesa.

Nell’autunno del 1594, con la fine dell’epidemia di peste, le compagnie teatrali londinesi si riorganizzano e nascono i “Chamberlain’s Men”, una nuova compagnia formata dai migliori membri delle precedenti compagnie, ormai disciolte. Shakespeare è uno dei fondatori di questa nuova impresa, ne partecipa “a quota intera” e contribuisce al suo successo con copioni teatrali sempre d’alto livello, a prescindere dal genere drammatico tanto che, pochi anni dopo, Francis Meres afferma in un trattato: “come Plauto e Seneca vengono considerati i migliori fra i Latini, così fra gli inglesi Shakespeare eccelle in entrambi i generi sulla scena”.

Alle opere già realizzate, si unisce “Il mercante di Venezia”, “Riccardo II” ed infine “Enrico IV” opera alquanto nefasta per i “Chamberlain’s Men”. Al suo interno Shakespeare ha, infatti, inserito un personaggio descritto come comico e codardo: Sir John Oldcastle ma, ironia della sorte, quando nell’agosto del 1596 il Lord Ciambellano patrono della compagnia muore, la carica viene affidata a William Brooke Lord Cobham, discendente proprio da quell’Oldcastle beffeggiato da Shakespeare. Il poeta è costretto a correre ai ripari, modificando il testo originale e sostituendo Oldcastle con un nuovo personaggio.

La sfortunata vicenda si conclude l’anno seguente quando, morto Cobham, la carica di Ciambellano ritorna all’erede di Lord Hunsdon e la compagnia può riprendere la normale attività teatrale.

Il globe Theatre

In tutti questi anni, la compagnia non aveva un proprio teatro ed era costretta ad esibirsi nelle strutture di proprietà della rivale “Admiral’s Men” finché nell’estate del 1599 non viene inaugurato un nuovo grande teatro: il Globe, il cui motto era “Totus mundus agit histrionem” (Tutto il mondo è teatro). Sono i primi anni del 1600, il ciclo della tragedia storica si conclude con l’Enrico V e Shakespeare completa uno dei suoi più grandi capolavori: la “Tragedia di vendettaAmleto.

Nel 1603 muore, però, la regina Elisabetta senza lasciare eredi diretti. L’aristocrazia inglese si divide in fazioni e tutto il popolo inglese è scosso da un clima di sommossa. Il teatro, si sa, è un potente mezzo di comunicazione e lo era ancor di più prima dell’invenzione della televisione. Proprio per questo, in un maldestro tentativo di ribellione, il conte di Essex chiede ai Chamberlain’s Men di portare in scena il Riccardo II, per mostrare al popolo la deposizione di un sovrano. La nobiltà inglese riuscirà, infine, a raggiungere un compromesso, evitando lo scoppio di una guerra civile, con l’ascesa al trono di Giacomo I, figlio di Maria Stuarda.

Allo stesso tempo i Chamberlain’s Men, ora sotto l’ala protettrice del nuovo re, divengono i King’s Men ed è proprio in questo periodo che Shakespeare, la miglior penna inglese ormai riconosciuta da tutti, scrive le sue grandi tragedie come l’Otello, il Re Lear e ovviamente il Macbeth.

L’incendio e il ritiro di Shakespeare

Il 29 giugno 1613 al Globe Theatre va in scena l’Enrico VIII. Tra gli effetti scenici ci sono anche pezzi di artiglieria pronti a sparare a salve, ma qualcosa va storto e Shakespeare assiste impotente all’incendio che distrugge completamente il suo amato teatro.

Decide, per questo, di ritirarsi a Stratford, sua città natale, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita.

La corta candela della vita del Bardo emette l’ultimo guizzo il 23 aprile 1616.

Doveva pur morire, presto o tardi; il momento doveva pur venire di udir questa parola… Domani, e poi domani, e poi domani, il tempo striscia, un giorno dopo l’altro, a passetti, fino all’estrema sillaba del discorso assegnato; e i nostri ieri saran tutti serviti a rischiarar la via verso la morte a dei pazzi. Breve candela, spegniti!” [William Shakespeare – Macbeth]

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