

Pierre-Auguste Renoir: talento nel disegno, passione per la pittura e un nuovo modo di interpretare l’arte
Pierre-Auguste Renoir: talento nel disegno, passione per la pittura e un nuovo modo di interpretare l’arte
Renoir, il talentuoso pittore e gli anni formativi
Dopo aver studiato per alcuni anni presso i “Fratelli delle scuole cristiane”, imparando a leggere e scrivere, Renoir viene ritirato da scuola all’età di tredici anni poiché i genitori, avendo notato il suo talento nel disegno, decidono di farlo lavorare come apprendista presso i fratelli Lèvy, celebri pittori di porcellane. Ed è proprio in quest’atelier che il giovane Auguste inizia a dipingere su teiere, vasi e piatti d’ogni tipo.
Renoir è però costretto a lasciare l’atelier poiché l’avanzare della tecnologia e la meccanizzazione dei processi di stampa rendono obsolete le tecniche dei fratelli Revy. Il giovane viene, quindi, assunto da Gilbert, un pittore di tendaggi che offre una paga di trenta franchi per ogni tela realizzata. Ed è proprio accantonando questa modesta somma di denaro che Renoir riesce a partecipare alle selezioni presso l’Ecole des Beayx-Art, superando gli esami d’ammissione al semestre estivo. Sebbene le lezioni non soddisfino completamente le sue aspettative, esse conducono il giovane ad un incontro destinato ad incidere profondamente sulla sua vita artistica. Presso l’accademia di Gleyre egli stringe, infatti, un forte legame con tre suoi coetanei: Claude Monet, Frédéric Bazille e Alfred Sisley.
La vita da pittore
I giovani diventano amici inseparabili, accomunati da un modo di vedere ed interpretare l’arte ben diverso da quello che i loro maestri cercano di insegnare.
Ed è per questo che, nella primavera del 1863, i quattro amici decidono di lasciare l’atelier per dipingere all’aperto nella foresta di Fontainebleau, ponendo le basi della rinascita della pittura francese in quel movimento che verrà poi chiamato “Impressionismo”.
Durante il periodo invernale il pittore alloggia dai suoi amici ed in particolare presso l’atelier di Bazille in Rue Visconti. Vivere a Parigi gli permette, infatti, di entrare in contatto con i grandi artisti del tempo: non solo con il gruppo di pittori capeggiato da Edouard Manet, ma anche con scrittori come Emile Zola ed amici d’infanzia come Pàul Cèzanne.
Nei mesi estivi Renoir continua a vivere, invece, con gli anziani genitori a Ville d-Avray o a Marlotte, ospite dell’amico Jules Le Cœr che gli presenta Lise Trèhot, sua prima musa e protagonista di oltre venti ritratti, tra cui la celebre “Donna con l’ombrello”.
Renoir, il talentuoso pittore, inizia una relazione amorosa con la giovane donna che, nel 1934, dà alla luce una figlia illegittima, Jeanne, di cui il pittore non parlerà mai pubblicamente, pur occupandosene finanziariamente fino alla morte.
Nell’agosto 1870 lo scoppio della guerra franco-prussiana costringe Renoir a sospendere ogni attività pittorica per arruolarsi nel X Reggimento dei Cacciatori delle Alpi. Mentre è di guarnigione a Libourne, Renoir si ammala gravemente e riesce a salvarsi soltanto grazie al repentino intervento di uno zio che si occupa del suo immediato congedo. Un destino più avverso conduce, invece, alla morte l’amico di sempre Bazille.
Renoir, il talentuoso pittore dopo la guerra
Tornato a Parigi, Renoir cerca di dimenticare gli orrori della guerra dedicandosi alla pittura ed ha la fortuna di entrare in contatto con Paul Durand-Ruel un mercante d’arte che, intuendo le potenzialità del nascente movimento artistico, decide di comprare alcune opere di Renoir e dei suoi amici. Si tratta di una scelta quanto mai coraggiosa se pensiamo che, in quello stesso periodo, il Salon continuava a respingere le opere proposte dal pittore.
Nella primavera del 1974 gli impressionisti decidono di esporre le loro opere all’interno di una mostra collettiva ed anche Renoir partecipa con sei tele ed un pastello. Nonostante i pareri negativi della critica e dei tanti che considerano ignoranti ed eccentrici i giovani artisti, l’esperienza si rivela un successo per Renoir che riesce a vendere ben tre quadri.
L’artista convince i colleghi Monet e Sisley ad organizzare delle vendite pubbliche per aumentare le loro entrate, ma la prima seduta suscita una reazione talmente ostile che la polizia è costretta ad intervenire per garantire l’ordine pubblico. Le vendite sono disastrose e gli artisti riescono a mettere insieme soltanto 2251 franchi.
Tra il pubblico, tuttavia, c’è anche un funzionario delle Dogane appassionato d’arte, Victor Chocquet, che intravede in Renoir una somiglianza con lo stile di Delacroix e, proprio per questo, decide di commissionargli un ritratto della moglie. In seguito, Renoir realizza numerosi quadri per la famiglia Chocquet, riuscendo a guadagnare quanto basta per pagare l’affitto di un atelier a Montmartre.
La vita nell’atelier di Montmartre
Ed è proprio tra i giardini del suo atelier e nel recinto del vicino Moulin de la Galette che Renoir realizza alcune delle sue opere più celebri come, ad esempio, la rappresentazione della sala da ballo del Moulin stesso. L’opera, pur raccontando una semplice scena di vita popolare, riesce a sorprendere e suscita una generale ammirazione. In particolare il critico Georges Rivière la descrive in una rivista dell’epoca come “Una pagina di storia, un prezioso monumento alla vita parigina”.
Nel febbraio del 1880 l’artista conosce Aline Charigot, una ventenne che lavora come sarta vicino al suo atelier. La giovane accetta di posare per Renoir ed i due, ormai innamorati, trascorrono spesso le domeniche fuori città con Aline seduta dolcemente su un prato in compagnia del suo cane, mentre Pierre-Auguste osserva ammirato come la donna sia capace di “calpestare l’erba senza farle male”.
La carriera di Renoir, il talentuoso pittore, è in continua ascesa e tutta Parigi ammira le sue doti di ritrattista, ma l’artista inizia ad essere stanco e sente il bisogno di “rinnovare la sua visione” e, proprio per questo, decide di partire insieme all’amico pittore Cordey per visitare dapprima Algeri, “il paese del sole” che aveva incantato Delacroix, e successivamente l’Italia, soggiornando a Venezia, Firenze, Roma e Napoli ed ammirando le opere di Raffaello e la pittura di Pompei.
Renoir e la sua dedizione per la famiglia
Ad aspettarlo in Francia c’è l’amata Aline e, tornato in patria il pittore decide di trasferirsi con la donna in un appartamento di quattro stanze al n.18 di Rue Houdon dove, il 21 marzo del 1885, Aline dà alla luce il loro primogenito.
La nascita del piccolo Pierre rivoluziona completamente la vita dell’artista che da quel momento si dedica completamente alla famiglia: “Le teorie della Nouvelle-Athènes venivano ora superate da una semplice fossetta nella coscia del neonato”, racconterà più tardi il secondo figlio Jean nato il 15 settembre 1894. Quattro anni prima, il 14 aprile del 1890, Renoir aveva ufficialmente sposato Aline.
Gli anni successivi sono caratterizzati da un profondo scoraggiamento e da una crescente insoddisfazione artistica, ma il pittore riesce a ritrovare il vigore giovanile in quello che è definito il suo “periodo madreperlaceo”.
Nel 1901 la famiglia si allarga con la nascita del terzo figlio Claude, soprannominato Coco, e poco dopo decidono di trasferirsi a Cagnes-sur-Mer, nel Sud della Francia, dove c’è una tenuta con uno splendido giardino in cui Renoir è solito appoggiare il cavalletto e lavorare per ore.
Intorno al 1907 un mercante di legnami si offre di comprare la tenuta per tagliare tutti gli ulivi presenti, ma Aline è più abile nelle trattative, interviene nell’affare ed acquista Les Collettes. Quei giardini saranno per Renoir fonte di inesauribile ispirazione nell’ultimo periodo della sua vita.
La tranquilla vecchiaia di Renoir è, però, interrotta bruscamente dallo scoppio del primo conflitto mondiale e dalla notizia che i due figli maggiori sono stati gravemente feriti.
Aline decide di partire alla volta di Carcassonne e Gerardmer, dove i figli sono ricoverati, per sincerarsi personalmente delle loro condizioni, ma il suo animo non regge e al suo ritorno viene immediatamente ricoverata in una clinica di Nizza, dove muore il 28 giugno 1915.
Renoir, il talentuoso pittore ormai anziano, è costretto a muoversi su una sedia a rotelle, ma ciò non gli impedisce di recarsi per un’ultima volta a Parigi dove assiste con gioia all’esposizione al Louvre del suo “Ritratto della signora Charpentier”.
Tornato a Cagnes, riprende a dipingere all’aperto e questo gli causa un fatale raffreddore. Ad assisterlo c’è il dottor Duthil che, per distrarlo mentre è in agonia, gli racconta una recente battuta di caccia in cui ha ucciso due beccacce. Nel delirio che precede la morte, Renoir ha un ultimo pensiero per il suo ultimo quadro, rimasto incompiuto: “Datemi la mia tavolozza, girate a sinistra la testa di quella beccaccia, non posso dipingere questo becco. Presto datemi dei colori…” sono le sue ultime parole, prima di spirare al mattino del 3 dicembre 1919, all’età di 78 anni.