

Mileva Marić la donna dietro Einstein e la Teoria della relatività
Mileva Marić la donna dietro Einstein e la Teoria della relatività
Mileva Marić, donna della relatività, sin dall’infanzia
La sua era una famiglia ricca e possidente, in cui il padre era militare di carriera nell’esercito della Duplice Monarchia serbo-croata che, dopo pochi anni dalla nascita di Mileva fu trasferito a Ruma.
Mileva Marić mostrò fin dai primi anni uno spiccato acume ed una grande varietà di interessi. Assieme alla musica, una delle sue più grandi passioni, coltivò anche l’amore per il canto.
Il padre si prodigò in tutti i modi per far maturare i talenti della figlia e le insegnò personalmente a leggere, a scrivere e a far di conto.
Fin da piccolina imparò perfettamente sia il serbo che il tedesco e negli anni di scuola elementare dimostrò di essere un’alunna modello.
L’elitaria formazione
In seguito frequentò l’Istituto Femminile di Novi Sad e qui, oltre a riuscire benissimo in tutte le materie, cominciò a manifestare il suo talento per la matematica e per la fisica.
Si iscrisse, poi, alla Scuola Reale Inferiore di Sremska Mitrovica, un ginnasio misto avente in totale cento alunni. Ogni insegnante seguiva al massimo nove allievi e ciò garantiva un insegnamento di altissima qualità.
Volendo continuare la sua preparazione, decise poi di frequentare il Ginnasio Reale Serbo di Sabac, che garantiva pari diritti di istruzione sia ai maschi che alle femmine e dove fu ammessa col massimo dei voti.
Qui Mileva studiò il francese che divenne ben presto la lingua che parlava meglio ma, purtroppo, non riuscì a completare l’anno scolastico in quanto il padre fu nuovamente trasferito per lavoro, questa volta a Zagabria.
A Zagabria non esistevano scuole superiori per le ragazze, così il padre, rivolgendosi direttamente al Ministro della Cultura della Duplice Monarchia, ottenne l’ammissione della figlia al Grande Ginnasio Reale maschile della città.
Dopo quegli anni Mileva decise di proseguire gli studi in Svizzera, a Zurigo, dove alle donne era permesso frequentare gli atenei.
Nel 1896 superò l’esame di ammissione al Politecnico di Zurigo ed entrò al dipartimento di matematica e fisica assieme ad altri quattro ragazzi tra cui Albert Einstein.
Dopo aver concluso con successo il suo primo anno accademico, decise di trascorrere un semestre in Germania, ad Heidelberg, uno degli atenei più prestigiosi d’Europa ma, visto che in quel periodo le donne non godevano degli stessi diritti degli uomini, Mileva venne ammessa solo in qualità di “uditrice”.
Nel 1898 fece ritorno a Zurigo e riprese a frequentare il Politecnico: gli esami finali per il conseguimento del diploma furono nel Luglio del 1900 ma, mentre per Einstein fu un successo, lei non ottenne la promozione.
Anche al secondo tentativo, l’anno successivo, non fu giudicata idonea e, probabilmente, a giungere a tale giudizio fu la solita commissione esaminatrice composta da soli uomini carichi di pregiudizi e stereotipi nei confronti delle studentesse.
Mileva Marić, donna della relatività con il suo “uomo”
Nel frattempo tra Einstein e Mileva era nata una relazione amorosa da cui nacque una figlia.
La famiglia di Einstein non vedeva di buon occhio l’unione con la serba Marić e perciò Mileva fu costretta a partorire di nascosto ed ad affidare la figlia ad una nutrice. Dalle lettere recuperate dall’epistolario tra Mileva ed Albert, emergerebbe un contributo attivo di Mileva, da sempre appassionata alla teoria cinetica dei gas, agli studi e alle ricerche del marito in uno scambio intellettuale intenso e vivace proprio su quella che sarebbe passata alla storia come la “Teoria della Relatività”.
Nel 1903, finalmente, si sposarono e nel 1904 e poi nel 1910 nacquero gli altri due figli maschi.
Durante i primi anni di matrimonio, Albert lavorava a tempo pieno presso l’ufficio brevetti di Berna e Mileva, oltre ad occuparsi della casa e dei figli, iniziò ad assistere la carriera del marito: si ipotizza, infatti, che sia stata proprio lei ad occuparsi delle ricerche e del lavoro scientifico che lui non aveva il tempo materiale di fare.
Nel 1912 il matrimonio entrò in crisi e la situazione peggiorò ulteriormente quando, trasferitisi a Berlino, Einstein iniziò una relazione extraconiugale con la cugina Elsa Löwenthal che poi divenne la sua seconda moglie.
Nel 1918 divorziarono e mentre Einstein rimase a Berlino, Mileva e i figli tornarono a Zurigo.
Gli anni dopo la separazione
Gli anni che seguirono furono per Mileva molto duri: a causa della crisi economica dell’immediato primo dopoguerra, e per via della grande svalutazione del Marco tedesco, per Einstein fu sempre più difficile pagare gli alimenti alla ex moglie per il mantenimento dei figli.
Quando nel 1921 Albert Einstein ricevette il premio Nobel per la fisica, il denaro fu usato per comprare una casa per Mileva e per i figli ma ciò non fu abbastanza e non risolse i problemi: oltre alla mancanza di denaro c’era la salute del figlio minore Eduard, il quale soffriva di una forma grave di schizofrenia ed aveva costantemente bisogno di assistenza.
Nel 1933, in seguito all’emanazione delle leggi razziali, Einstein lasciò definitivamente l’Europa per stabilirsi negli Stati Uniti e non molto tempo dopo fu raggiunto anche dal figlio maggiore Hans Albert.
Da allora, quindi, Mileva Marić, donna della relatività sempre più nel ruolo più che nella teoria di Einstein, rimase da sola a Zurigo ad occuparsi del figlio e l’unico mezzo di sostentamento furono solo gli sporadici aiuti economici dell’ex marito.
Dopo anni di fatiche e di stenti, nel Maggio del 1948 venne colpita da un ictus che la rese incapace di intendere e di volere e le venne assegnato un tutore legale. Morì il 4 Agosto del 1948 a Zurigo all’età di 73 anni e li fu sepolta.