La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

Michael Jackson il re del pop

Michael Jackson il Re del Pop

Michael Jackson il Re del Pop

Michael Jackson il re del popIl 29 agosto 1958 al St.Mary’s Mercy Hospital di Gary, in Indiana, Katherine Esther Scruse dà alla Michael Jackson il re del pop. La donna è alla sua settima gravidanza e più tardi la famiglia si allargherà ulteriormente con l’arrivo di Steven e Janet. Non è facile per una commessa afroamericana tenere a bada nove figli, gestire le faccende domestiche ed il carattere burbero del marito Joseph, operaio in un’acciaieria ed ex chitarrista.

La musica ed i suoi strumenti

Nonostante il divieto paterno, i piccoli Jackson sembrano ipnotizzati dagli strumenti musicali che Joseph conserva con cura, approfittando dei momenti in cui egli è al lavoro per imparare a suonarli mentre Katherine, fervente testimone di Geova, insegna ai figli alcuni brani religiosi da cantare insieme. Quando Joseph sorprende i figli nel suo studio è pronto a punirli severamente e non sarebbe la prima volta che i piccoli Jackson subiscono punizioni fisiche da parte del padre. Ma bastano poche note perché Joseph comprenda l’enorme potenziale dei figli ed il relativo risvolto economico: nascono così i “Jackson Five”.

Michael Jackson il re del pop

È il 1964, Michael ha soltanto cinque anni ed è inserito nel gruppo come percussionista ma, durante una recita scolastica, stupisce tutti esibendosi a cappella con il brano “Clim Ev’ry Mountain”. Dopo aver partecipato a numerosi eventi locali, nel 1969 il gruppo firma un contratto con la Motown Records, etichetta attiva nella produzione per soli artisti neri.
In breve tempo, i Jackson riescono a superare in classifica persino “Let it be” dei Beatles, diventando il primo gruppo a posizionarsi al numero uno con quattro singoli consecutivi.
Per gestire al meglio la carriera dei figli, Joseph e Katherine decidono, intanto, di lasciare Gary e trasferire tutta la famiglia a Los Angeles.

Tra il 1972 e il 1975, Michael inizia a registrare i primi album da solista e con “Ben” si piazza per la prima volta in cima alla classifica, vincendo anche un Golden Globe. Nel frattempo il padre Joseph decide di rescindere il contratto con la Motown, firmando un nuovo accordo con la Epic.

Lo slancio ed il raggiungimento del successo

Michael, però, è ormai lanciato nella sua carriera da solista e nel 1979 oscura i fratelli con l’uscita del suo “Off The Wall” che diviene l’album di un’artista afroamericano più venduto della storia, portando Jackson a vincere ben tre American Music Awards ed un Grammy. La consacrazione a Michael Jackson il “Re del pop” avviene nel 1982 con l’album Thriller che raccoglie anche un chiaro riferimento ad una spiacevole vicenda familiare.

L’anno prima, in occasione del Triumph Tour, una donna aveva suscitato scalpore accusando uno dei Jackson di essere il padre dei suoi gemelli. La donna si chiamava Billie Jean e verrà in seguito ricoverata in un ospedale psichiatrico. Il cantante sfoga il malessere causato da quest’episodio all’interno della famosissima canzone che porta il nome della stalker: “Billie Jean is not my lover/ She’s just a girl who claims that I am the one/ But the kid is not my son” (Billie Jean non è la mia amante, è solo una ragazza che afferma che sono stato io, ma il bambino non è mio figlio). Nel corso degli anni saranno tante le “Billie Jean” che proveranno a rubare una fetta della grossa eredità di Michael Jackson.

Ma Billie Jean è per Jackson anche l’occasione di segnare un nuovo primato: il primo video di un cantante di colore ad essere trasmesso su MTV.

In quel periodo il cantante si reca al cinema per vedere “Un lupo mannaro americano a Londra” e, rimasto colpito dalle ambientazioni, decide di realizzare un video horror per il singolo Thriller. La Epic Records cerca di opporsi a causa del budget elevato, ma Jackson è irremovibile dichiarandosi disposto ad autoprodurre il video. Il successo è innegabile per quello che è oggi considerato il primo video musicale moderno.

Pochi mesi prima, il 25 marzo, Jackson si era esibito insieme ai suoi fratelli in un concerto celebrativo per i 25 anni della Motown e, sulle note di Billie Jean, aveva iniziato a muoversi a ritmo, portando in scena per la prima volta il suo celebre Moonwalk.
Il pubblico urlava, piangeva, si abbracciava. L’estasi era collettiva e la produzione fu costretta ad interrompere la registrazione dello show per consentire alla folla di calmarsi.
Le vendite di Thriller risalgono e nel febbraio 1984 il Guinness dei primati lo nomina “L’album più venduto di tutti i tempi”, un primato rimasto ancora oggi imbattuto.

Michael Jackson il Re del Pop: turbolenze fisiche e famigliari

Michael non ha, però, il tempo di festeggiare poiché rimane ferito sul set di uno spot pubblicitario per la Pepsi: un guasto pirotecnico gli causa gravi ustioni al cuoio capelluto ed alla testa ed il cantante è costretto a ricorrere alla chirurgia plastica ricostruttiva per nascondere le cicatrici dell’incidente.
Molto si è discusso sull’aspetto fisico di Michael Jackson poiché i media dell’epoca affermavano che avesse scelto di diventare bianco in segno di protesta verso le sue origini. Solo molti anni dopo, nel corso di un’intervista, il cantante racconterà di essere affetto da una rara e acuta forma di vitiligine.

Nel 1988 Jackson decide di volere una maggiore indipendenza e sente l’esigenza di allontanarsi dalla sua numerosa famiglia e dal severo padre, da molti considerato violento. Acquista, quindi, un ranch a Santa Barbara, in California, e vi si trasferisce immediatamente. Parallelamente inizia i lavori di ristrutturazione della proprietà, trasformandola in un immenso parco giochi, con go-cart, cinema privato, uno zoo ed addirittura una stazione ferroviaria con un treno a vapore: si tratta di Neverland, l’ “Isola che non c’è” di un Michael Jackson eterno Peterpan che, cresciuto senza infanzia, non ha mai smesso di desiderarla.

La rovina mediatica e la crisi

Il ranch, inizialmente aperto solo ad amici e parenti, diviene ben presto il luogo dove Jackson può ricevere ogni tipo di invitati e, soprattutto, numerosi bambini colpiti da malattie terminali. Sarà proprio questa la sua rovina mediatica. Nel 1993 Evan Chandler accusa in sede civile Michael Jackson il re del Pop di molestie verso il figlio Jordan, chiedendo un risarcimento in denaro. Jackson perde il suo principale sponsor, la Pepsi, ed è costretto ad interrompere il Dangerous World Tour per difendersi dalle accuse. Chandler riceve un’ingente somma di denaro, nonostante lo stesso Jordan abbia più volte smentito le dichiarazioni del padre. Soltanto molti anni dopo emergeranno delle telefonate che scagionano totalmente il cantante, la cui immagine è però ormai definitivamente macchiata dalla pesante accusa di pedofilia.

A salvarlo dalla dipendenza dagli antidolorifici, interviene Lisa Marie Presley, figlia del celebre Elvis che Michael aveva conosciuto nel 1974. Il cantante sfoga la sua depressione all’interno di lunghissime telefonate che diventano un appuntamento quotidiano tra i due. “Ero convinta non avesse fatto nulla di male ed iniziavo ad innamorarmi. Volevo salvarlo, sentivo di poterlo fare”. Proprio durante una di queste telefonante Michael chiede a Lisa di sposarlo, ma la coppia divorzia soltanto due anni dopo.

In quello stesso anno, Michael incontra e sposa un’infermiera chiamata Deborah Jeanne Rowe che lo rende padre di due figli: Prince Michael, nato il 13 febbraio 1997 e Paris nata il 3 aprile 1998. La coppia divorzia nel 1999, pur rimanendo in buoni rapporti.

Il 21 febbraio 2002 il cantante diviene padre per la terza volta, questa volta grazie alla fecondazione in vitro. Al piccolo viene dato lo stesso nome del fratello, Prince Michael Jackson II, ma per Michael Jackson egli è semplicemente “Blanket”, quasi fosse la sua copertina di sicurezza.

Nel 2005, presso il tribunale di Santa Barbara si apre un nuovo processo penale contro il cantante accusato di aver molestato alcuni minori, tra cui il tredicenne Gavin Arvizo. Nel giugno dello stesso anno la giuria riconosce Jackson “Non colpevole verso tutte le accuse”, ma il cantante ne esce psicologicamente distrutto. Non trova pace neppure nella sua Neverland, messa per mesi a soqquadro dalle ricerche dei poliziotti e diventata finanziariamente ingestibile a causa delle ingenti spese legali sostenute dal cantante. Si trasferisce a Las Vegas, per poi fare ritorno nuovamente a Los Angeles.

Michael Jackson il Re del Pop: il trionfo

Nell’agosto 2008, in occasione del suo cinquantesimo compleanno, esce la raccolta “King of pop”, i cui brani variano di Stato in Stato, poiché sono stati gli stessi fan a determinare quali inserire. Nel marzo successivo il cantante annuncia, nel corso di una conferenza stampa, di aver programmato una serie di concerti che sarebbero dovuti diventare “This is it”: la sua ultima esibizione dal vivo. I biglietti si esauriscono dopo appena tre ore dalla messa in vendita ma, a meno di tre settimane dall’inizio del tour, Michael Jackson muore per un attacco cardiaco provocato da un’intossicazione da farmaci.

Mentre il mondo intero piange la morte di Michael Jackson il Re del Pop ed oltre 3 miliardi di persone seguono in diretta la cerimonia funebre, le autorità giudiziarie si interrogano sulle circostante di questa morte improvvisa. Non sapremo mai chi fosse presente quella terribile notte nella villa di Holmby Hills, ma possiamo escludere l’ipotesi del suicidio: Conrad Murray – il medico che aveva somministrato i farmaci a Michael Jackson per aiutarlo a dormire – è stato, infatti, condannato a 4 anni di reclusione per omicidio colposo.

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