La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

Maria Montessori fondatrice di un metodo educativo universalmente apprezzato

Terza donna italiana a laurearsi in Medicina, nel 1896 fu la prima “dottoressa” che, grazie ai suoi studi, intuì l’importanza di favorire il corretto sviluppo psichico nei bambini per evolvere in adulti consapevoli ed equilibrati.

Maria Montessori fondatrice di un metodo educativo universalmente apprezzato

Maria Tecla Artemisia Montessori nacque a Chiaravalle, in provincia di Ancona, il 31 Agosto del 1870, in una famiglia di ceto borghese.

I genitori erano persone istruite e di religione cattolica, sensibili alle politiche risorgimentali e, soprattutto la madre, di idee progressiste.

Trascorse l’infanzia e la giovinezza a Roma e, dopo essersi diplomata alla Regia Scuola Tecnica, si iscrisse all’Università La Sapienza presso la facoltà di Scienze.

Dopo due anni si trasferì alla facoltà di Medicina e, nel 1896, si laureò specializzandosi in Neuropsichiatra.

Maria era una studentessa molto capace e si dedicò con passione anche alla ricerca e all’approfondimento della Pediatria.

Dopo aver ottenuto la nomina di Assistente presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Roma, il suo interesse si orientò soprattutto verso il recupero dei bambini affetti da disturbi psichici e questo la portò ad entrare in contatto con gli ambienti scientifici del Regno Unito e di Francia.

In particolare fu attratta dai lavori dei professori francesi Itard e Séguin che trattavano del reinserimento in comunità dei bambini “anormali” dopo un percorso rieducativo adeguato.

Dedicava parte del suo tempo anche alla politica attiva e, con il suo impegno, contribuì all’emancipazione femminile.

Lavorò a lungo alla preparazione del Congresso Pedagogico svoltosi a Torino nel 1898 e, spostando il suo interesse sull’educazione infantile, decise di laurearsi anche in Filosofia.

I suoi successi scientifici, conseguiti in un’atmosfera culturale fortemente influenzata dal Positivismo, le valsero molti riconoscimenti e borse di studio.

Grazie ad una di queste partecipò ad una ricerca sui bambini ritardati collaborando anche con il collega Giuseppe Montesano.

I due si legarono sentimentalmente e nacque un figlio, Mario.

Maria partorì il bambino di nascosto alla famiglia e, dopo averlo affidato alle cure di una famiglia adottiva, lo riprese con sé solo quattordici anni dopo dicendo che era un nipote.

Mario seppe di essere il figlio di Maria Montessori solo all’apertura del testamento di quest’ultima.

Il rapporto con Montesano finì quando Maria venne a sapere che il collega avrebbe sposato un’altra donna e da quel momento, per lei fortemente traumatico, prese a vestirsi solo di nero come in un lutto perenne.

Nel 1899 aderì alla Società Teosofica e, più tardi, entrò a far parte della Massoneria.

Nel 1903 venne nominata Medico Assistente nella Croce Rossa Italiana e l’anno successivo conseguì la libera docenza in Antropologia potendo così occuparsi dell’organizzazione educativa degli asili infantili.

Nel 1907 aprì la prima “Casa dei Bambini”, una scuola dell’infanzia basata sulla sua nuova concezione: il metodo della pedagogia scientifica.

Nasce così il metodo Montessori.

Tale metodo fu scritto in un volume e, tradotto in varie lingue, fu pubblicato e accolto in tutto il mondo con grande entusiasmo.

Ovunque si aprirono delle Case dei Bambini e per Maria cominciò un lungo periodo di insegnamento in Inghilterra, Spagna, Olanda, Argentina ed Austria.

Nacquero l’Opera Nazionale Montessori e l’Associazione Montessori Internazionale. Nel 1926 organizzò il primo corso di formazione nazionale per preparare i nuovi insegnanti del suo metodo: il corso si tenne a Milano e vi parteciparono ben 180 maestri.

Dal 1924 Mussolini introdusse il metodo nelle scuole italiane ma dieci anni dopo, a causa delle divergenze dirette con la fondatrice, tutte le scuole montessoriane furono chiuse e Maria fu costretta ad abbandonare l’Italia.

Continuarono così i suoi viaggi e, trovandosi in India allo scoppio della seconda guerra mondiale, fu internata in quanto cittadina di un paese nemico.

Venne rilasciata nel ’44 e due anni dopo tornò in Europa accolta ovunque con grandi onori.

Al rientro in Italia, si preoccupò di ricostruire l’Opera Nazionale Montessori che poté così riprendere e sviluppare le proprie finalità diffondendo la conoscenza e l’attuazione del “metodo”.

Il Metodo montessoriano prevede che, anziché anticipare e sollecitare, far fare e giudicare, il maestro segua l’inclinazione personale del bambino poiché, come individuo, possiede un potenziale psichico ed intellettivo unico e irripetibile, da accompagnare nella crescita e lasciare esprimere liberamente.

Per consentire lo sviluppo delle abilità cognitive, sociali e morali di ogni bambino, la Montessori fonda il suo metodo su tre aspetti essenziali: la realizzazione di un ambiente educativo preparato scientificamente; la preparazione e l’uso di materiale educativo stimolante e a misura di bambino; l’impiego di tecniche d’insegnamento rispettose dell’individualità di ognuno.

Maria muore a Noordwijk, in Olanda, nel 1952 mentre è ospite da alcuni amici.

Durante gli anni ’90 il suo volto è stato raffigurato sulle banconote italiane da Mille lire fino all’entrata in vigore della moneta unica europea.

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