La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

L'eccentrico Dalì

Salvador Dalí eccentrico artista ma uomo devoto

Salvador Dalí eccentrico artista ma uomo devoto

L’eccentrico Dalì e la sua infanzia

I genitori, proprio a causa del lutto subìto, accudiscono il loro secondogenito e la sorella Ana Maria, con un’attenzione quasi maniacale, arrivando ad assumere l’infermiera Lucia perché si prenda cura del piccolo Salvador. Il carattere eccentrico del bambino si manifesta sin dalla tenera età ed è il pittore stesso a raccontarcelo: “A sei anni volevo fare il cuoco. A sette volevo essere Napoleone. Da allora la mia ambizione non ha smesso di crescere, come le mie follie di grandezza”.

Dalì nel mondo dell’arte

Un’ambizione senz’altro appoggiata dal prematuro successo nel mondo dell’arte se si pensa che già nel 1918, all’età di quattordici anni, alcuni suoi quadri vengono favorevolmente accolti dalla critica nel corso di una mostra presso il municipio di Figueras, sua città natale.

Il 1921, anno dell’incontro con il poeta Federico Garcia Lorca, segna anche la morte dell’adorata madre Felipa, una perdita dolorosa per Salvador che ritiene la madre l’unica capace di cancellare le imperfezioni della sua anima.

Poco dopo il padre decide di risposarsi con la cognata, unione che il pittore approva, in quanto fortemente affezionato alla zia materna.

L’anno seguente inizia a frequentare l’Accademia di San Fernando, all’interno della quale si fa notare non soltanto per le doti eccezionali da pittore, ma anche per il suo stravagante stile da dandy.

Alla vigilia degli esami finali, l’eccentrico Dalí viene espulso dall’Accademia e in molti ritengono che la causa sia stata una dichiarazione dello stesso Dalí, secondo cui non c’è nessuno, all’interno dell’Accademia, abbastanza competente da esaminarlo.

Il viaggio verso e fuori dal Surrealismo 

Parte per Parigi, dove entra a far parte del gruppo dei Surrealisti e conosce Pablo Picasso che, insieme a Joan Mirò, influenza profondamente il suo stile artistico. Ed è proprio grazie a Joan Mirò che Dalí conosce la donna della sua vita: Gala, moglie del poeta Paul Eluard. Ella diviene amante e ben presto moglie del pittore, oltre che eterna musa ispiratrice, ritratta nuda e sensuale in numerosi quadri dell’artista.

Nel 1939 Dalí realizza “L’enigma di Hitler” ed i Surrealisti lo accusano di aver glorificato il dittatore tedesco. Il gruppo, ritenendo le opere del pittore eccessivamente commerciali (ed il dubbio è forse legittimo considerando che l’artista è padre del logo dei Chupa Chups), decidono di estromettere l’eccentrico Dalì, dopo aver anagrammato il suo nome in un sarcastico soprannome: “Avida Dollars”, letteralmente “bramoso di dollari”.

L’eccentrico Dalì dopo il Surrealismo

È per Dalí l’inizio di una nuova fase caratterizzata dall’inserimento di nuovi elementi e prospettive all’interno delle sue opere. Egli gioca in particolar modo con il concetto di deformazione, inserendolo nei suoi quadri come elemento di sconcerto ed irrazionalità. Ne sono un celebre esempio gli orologi deformi protagonisti de “La persistenza della memoria”.

L’artista si trasferisce intanto negli Stati Uniti dove espone al Museum of Modern Art e pubblica “La vita segreta di Salvador Dalí”.

Sono innumerevoli le stravaganze che hanno segnato la vita dell’artista, ma tra tutte la più romantica avviene nel 1968 quando l’artista decide di comprare, ristrutturare e decorare il castello di Pùbol per donarlo all’amata Gala. La donna accetta il dono, ma ad una condizione: il marito può recarsi in visita solo dopo aver ricevuto un suo invito scritto. L’eccentrico Dalì, innamoratissimo, accetta e si trasferisce nel castello solo alla morte di Gala nel 1982.

In quello stesso anno il re Juan Carlos, suo grande ammiratore, decide di nominarlo marchese di Pùbol.

La coda di rondine

Dalí ha ormai perso la sua ragione di vita, nel 1983 dipinge il suo ultimo quadro “La coda di rondine” e nel 1984 quasi muore a causa di un incendio da molti considerato un tentativo di suicidio.

Gli esperti d’arte sono unanimemente scettici riguardo all’autenticità di eventuali opere di Dalí successive al 1983.

L’artista fa ritorno, quindi, nella sua città natale dove trascorre gli ultimi anni della sua vita, morendo il 23 gennaio 1989 all’età di 84 anni.

È seppellito nel teatro-museo di Figueres, in base alle sue stesse volontà.

Nel 2017 dopo che Pilar Abel Martínez, figlia di una cameriera, sostiene di essere figlia biologica del pittore, viene disposta la riesumazione del cadavere per consentire il test del DNA. Due sono le scoperte dei medici legali: che Pilar non è in realtà figlia del pittore e che i baffi di Dalí riposano intatti sul viso dell’artista, indicando ancora oggi le 10 e 10.

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