La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

la moderna Virginia Woolf

Virginia Woolf, quando una donna colta ed ispirata era considerata “moderna”

“Una donna dovrebbe avere denaro, cibo adeguato ed una stanza tutta per sé per poter scrivere romanzi”.
In queste poche righe tratte dalla sua opera “Una Stanza Tutta Per Sé”, Virginia Stephen, meglio nota come Virginia Woolf, racchiude perfettamente il suo pensiero su ciò che alla fine dell’ ‘800 erano la condizione e i desideri di una donna colta ed ispirata.

Virginia Woolf, quando una donna colta ed ispirata era considerata “moderna”

Adeline Virginia Stephen nacque a Londra il 25 Gennaio del 1882 dalle seconde nozze dei suoi genitori entrambi vedovi. Conosciuta oggi come la moderna Virginia Woolf, figlia di un famoso critico storico il padre e modella di autorevoli pittori la madre, oltre a lei, alla sorella Vanessa e ai fratelli Thoby ed Adrian, i genitori avevano avuto già altri figli dai precedenti matrimoni e tutti vivevano insieme nella stessa casa in un ambiente intellettualmente molto stimolante.

La moderna Virginia Woolf e la sua infanzia

L’infanzia di Virginia fu una tipica infanzia vittoriana, fatta di lezioni casalinghe, rispetto delle convenzioni, benessere e la percezione che tutta la vita della numerosa famiglia ruotasse intorno alla figura della adorata madre.

I ricordi più vivi e sereni dell’infanzia, furono quelli delle vacanze trascorse nella casa al mare a Saint Ives, in Cornovaglia, dove la scrittrice ebbe anche modo di fare conoscenze importanti come Henry James e George Meredith.

La sua giovinezza, però, venne segnata presto da due gravi episodi che la turbarono nel profondo: una violenza sessuale da parte dei fratellastri e la morte della madre avvenuta nel 1895.

Nel 1897 Virginia fu ammessa a studiare storia e lettere classiche al prestigioso King’s College of London ma, nel 1904, quando nel giro di breve tempo perse sia il padre che la sorellastra Stella, ebbe un primo serio crollo nervoso.

Gli anni della maturità

Dopo la morte del padre si trasferì con la sorella Vanessa a Bloomsbury, un quartiere londinese molto in voga, dove dette vita ad un primo nucleo di circolo intellettuale, denominato “Bloomsbury Group” e, contestualmente, iniziò a scrivere per il supplemento letterario del Times.

Fece conoscenza con importanti intellettuali come Bertrand Russel, Edward Morgan Forster, Ludwig Wittgenstein e Leonard Woolf.

Nel 1912 Virginia sposò Woolf, un teorico della politica, ma ebbe relazioni anche con alcune donne come Viola Dickinson ed Ethel Smyth che influenzarono profondamente la sua vita e le sue opere letterarie.

Trasferitisi in Gordon Square, i due coniugi inaugurarono il “Bloomsbury Set”, un circolo letterario ed intellettuale che, per oltre un trentennio, dominò la cultura e la letteratura inglesi.

Nacquero le “serate del giovedì”, riunioni alle quali partecipavano personaggi di alta posizione per discutere di politica, lettere, arte e filosofia.

In questo clima di fervore intellettuale, la moderna Virginia Woolf iniziò anche a dare ripetizioni serali alle operaie in un collegio di periferia e, nel contempo, cominciò a frequentare alcuni gruppi di suffragette.

Nel 1913, però, in preda ad una forte depressione, tentò per la prima volta il suicidio.

La moderna Virginia Woolf e la ripresa

Per farle ritrovare fiducia ed equilibrio il marito la aiutò a fondare un’impresa editoriale e, nel 1917, nacque la Hogarth Press che cominciò a pubblicare le opere della stessa Virginia ed anche di autori quali Katerine Mansfield, Italo Svevo, Thomas Eliot, James Joyce e Sigmund Freud.

Dal 1920, nelle opere di Virginia Woolf, iniziò ad apparire chiaro l’utilizzo dello stile cosiddetto “flusso di coscienza”, ispirato anche dalla lettura dei testi di Freud che la appassionarono enormemente.

Virginia fu attivista all’interno dei movimenti femministi e, attraverso i suoi romanzi, rifletté a lungo sulla condizione femminile dell’epoca.

In “Una Stanza Tutta Per Sé” trattò il tema della discriminazione del ruolo della donna ed in “Le Tre Ghinee”, approfondì quello della figura dominante dell’uomo.

Il rapporto con le donne venne visto anche sul piano sentimentale con il romanzo “Orlando”, dove racconta la sua storia d’amore con Vita Sackville-West.

Nell’estate del 1940, pubblicò “Tra Un Tratto e l’Altro”, ma le sue crisi nevrotiche e depressive si fecero sempre più intense e le sue fobie aumentarono con il procedere della guerra.

Il cedimento

Il 28 Marzo del 1941, quindi, la moderna Virginia Woolf si gettò nel fiume Ouse togliendosi la vita e lasciando una toccante lettera di addio al marito.

Dopo la morte le sue ceneri vennero sepolte insieme a quelle del marito a Rodmell, una loro proprietà di campagna, sotto due grandi Olmi del giardino.

Già in vita fu salutata come una delle più grandi scrittrici del XX secolo e uno dei principali personaggi modernisti.

Fu considerata una profonda innovatrice dello stile e della lingua inglesi dotando i suoi personaggi di uno straordinario potere psichico ed emotivo.

Nella maggior parte dei suoi romanzi come “La Signora Dalloway”, “Gita al Faro” e “Le Onde”, i personaggi, le ambientazioni e la narrazione temporale, assumono un virtuosismo stilistico tale da considerarle opere sperimentali.

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