

Henri de Toulouse-Lautrec salute cagionevole ma spirito brillante e innovatore
Henri de Toulouse-Lautrec salute cagionevole ma spirito brillante e innovatore
L’infanzia
Il bambino è molto atteso da queste due illustri famiglie, unite da un legame che precede il matrimonio: i due coniugi sono infatti cugini di primo grado, in quanto le loro rispettive madri sono sorelle. Al piccolo viene dato il nome di Henri, in onore del re di Francia Enrico V, ma presto tutti in famiglia iniziano a chiamarlo “Bébé lou Poulit” (“bimbo grazioso”), conquistati dal suo carattere allegro e spensierato.
La biografia di Henri Toulouse-Lautrec
L’equilibrio familiare si spezza, però, irreparabilmente nel 1868 quando muore il piccolo Richard, secondogenito dei coniugi Lautrec che, distrutti dal tragico evento, di fatto si separano. Pochi anni dopo la famiglia si trasferisce a Parigi dove Henri frequenta il Liceo Fontanes, mostrando un precoce talento artistico ed un’innata predisposizione per il disegno. Tra i suoi compagni di scuola c’è anche Maurice Joyant che sarà suo amico per tutta la vita. Henri è, tuttavia, un ragazzo di salute cagionevole che mal sopporta il clima parigino. Proprio per questo la madre decide di tornare ad Albi dove il giovane Lautrec prosegue gli studi sotto la guida di un precettore, trascorrendo le sue ricreazioni dipingendo con gli acquarelli insieme allo zio Charles.
Il 30 maggio 1878, il tredicenne cade da una sedia, rompendosi il femore sinistro e l’incidente lo costringe ad una lunga degenza a letto con una gamba ingessata. Riprende a camminare con l’aiuto di una stampella e, l’anno successivo, si reca a Barèges con la madre ed alcuni cugini ma, proprio durante una passeggiata con la contessa, il giovane scivola nel greto di un torrente rompendosi il femore destro. Egli è, quindi, costretto ad una seconda convalescenza che trascorre, in questo caso, in Provenza.
La salute di Toulouse-Lautrec
Quel che i medici non hanno capito è che il giovane è, in realtà, affetto da una forma congenita di rachitismo che rende i suoi tessuti ossei fragili e le sue gambe gracili, per questo motivo la biografia di Henri Toulouse-Lautrec è segnata da queste frequenti cadute. Henri è alto soltanto un metro e cinquanta e la sua statura non crescerà più, rendendo ancora più singolare il suo aspetto. In cerca di una cura, la famiglia Lautrec obbliga il figlio a lunghi soggiorni nelle stazioni termali, dove Henri trascura gli studi e si dedica esclusivamente al disegno ed alla stesura di una fitta corrispondenza con amici e parenti. Nel luglio del 1881, il sedicenne torna a Parigi per sostenere il “baccalaurèat” (l’esame di maturità), ma viene bocciato ed è costretto a ripetere la prova a Tolosa nella sessione autunnale.
La biografia di Henri Toulouse-Lautrec verso una carriera
Terminati gli studi, riesce a convincere i genitori che il suo unico interesse è il disegno ed inizia a lavorare nell’atelier di un amico di famiglia, il pittore parigino René Princeteau e, successivamente, presso quello del pittore Lèon Bonnat. Nell’atelier del pittore Fernand Cormon Lautrec incontra, invece, Vincent van Gogh con cui stringe amicizia come testimoniato da un ritratto a pastello con cui il giovane immortala il celebre pittore olandese.
In quello stesso periodo Henri intrattiene una turbolenta relazione amorosa con Suzanne Valadon, celebre modella francese.
Dopo aver lasciato lo studio di Cormon, Lautrec apre un suo atelier insieme all’amico e collega René Granier, nello stesso edificio in cui dipinge Degas a cui Lautrec è solito chiedere consigli ed opinioni. L’artista ricorderà sempre con orgoglio e soddisfazione quella volta in cui Degas lo aveva apostrofato con un “Ehi, Lautrec, si vede che siete del mestiere!”
La ricerca del successo
Ed, infatti, Henri dimostra d’essere abile con il pennello, ma nella sua mente inizia a farsi strada un pensiero: come fare a raggiungere il maggior numero di persone con una sola opera? Come arrivare a tutti, anche al pubblico più popolare?
La risposta a questi quesiti è merito di un fortunato riavvicinamento con l’amico d’infanzia Maurice, diventato nel frattempo un esperto di tecniche tipografiche: con lui Lautrec inizia a studiare i procedimenti di stampa avvicinandosi alle illustrazioni stampate.
Intanto a Parigi si inaugura un nuovo locale al civico 90 di Boulevard de Clichy. Si tratta di una lussuosa sala da ballo su cui torreggia un enorme mulino a vento rosso. È il 5 ottobre 1889 ed il Moulin Rouge apre per la prima volta i suoi sfavillanti battenti. All’ingresso è appeso il “Circo Fernando” primo dei tanti quadri di Toulouse-Lautrec conservati al suo interno. Nel luglio successivo, il pittore propone a van Gogh di trascorrere l’estate nella sua abitazione per ritrovare la serenità perduta. Il gesto è apprezzato ma risulterà vano poiché, dopo appena tre settimane, l’artista de I Girasoli si suicida.
Lautrec trova rifugio nell’arte e tra le braccia di Jane Avril, giovane e graziosa ballerina del Moulin Rouge che l’artista ritrae in alcuni suoi manifesti e litografie.
Non si tratta certo dell’unica musa di Lautrec. A farle compagnia, oltre alle irlandesi May Belfort e May Milton, c’è la cantante Yvette Guilbert per cui l’artista lascia Jane Avril, ma il cui manifesto non sarà mai completato.
“Per amore del cielo, non fatemi così atrocemente brutta!”, scrive Yvette ed alla fine Lautrec riuscirà a ritrarla soltanto su una piastrella!
Il successo da cartellonista
Parallelamente al suo lavoro con le litografie, Lautrec continua a dipingere ed espone le sue opere al Salon des Indèpendants di Parigi ma il pubblico, ormai abituato a considerarlo un cartellonista e non un vero pittore, accoglie con freddezza i suoi quadri.
Nel 1897 le sue condizioni di salute peggiorano e, durante un soggiorno nella casa dell’editore Natanson, viene colpito da una crisi di delirium tremens che lo fa cadere e gli causa la frattura di una clavicola. La causa scatenante è da ricercarsi nelle pessime abitudini dell’artista che beve troppo, dorme poco e frequenta prostitute e tentazioni d’ogni tipo. Nel marzo 1899, in seguito ad un’altra crisi di etilismo, Lautrec viene ricoverato in una clinica psichiatrica di Neuilly, nei pressi di Parigi, nel tentativo di disintossicarlo dall’alcol.
Nonostante la biografia di Henri Toulouse-Lautrec sia segnata da eccessi, l’artista mantiene una certa lucidità e continua a realizzare dipinti e litografie. Egli teme che la società lo consideri un pazzo e che lo lasci morire da reietto. Decide, quindi, di reagire con ottimismo e tenacia: beve molta acqua, non assume alcolici e soprattutto si dedica ostinatamente al suo lavoro, grazie anche all’aiuto dell’amico di sempre Maurice che gli commissiona una serie di illustrazioni sul circo.
Il 20 maggio i medici, notando il miglioramento fisico e mentale, permettono a Lautrec di lasciare la clinica sebbene in regime di libertà vigilata.
“Ho avuto paura, molta paura. Ma mi sono acquistato la libertà con i miei disegni!”
Tuttavia, lo spettro dell’etilismo incombe sulla sua vita e, dopo un breve viaggio a Londra, in cui espone senza successo una sua mostra personale, il 17 marzo 1899 l’artista è colpito da una nuova crisi mentre si trova all’interno di una casa chiusa e la madre è costretta a dare il consenso per un nuovo ricovero presso la clinica del dottor Sémelaigne.
Gli ultimi barlumi d’arte
Dopo due mesi di disintossicazione, l’artista viene dimesso ed affidato alle cure di un amico di famiglia, Paul Viaud, assunto proprio con lo scopo di impedire a Lautrec di bere.
L’anno successivo, il pittore entra a far parte della giuria della sezione manifesti dell’Esposizione universale di Parigi, occasione che gli permetterà di riprendere la sua vita sregolata, sfuggendo alla sorveglianza di Viaud. Colpito da una congestione che gli paralizza gli arti inferiori è costretto ad un delicato trattamento elettrico per riacquisire l’uso delle gambe.
La sua arte vive un ultimo guizzo nell’autunno del 1899, durante il quale realizza alcune delle sue opere più originali utilizzando – su tavola o tela – colori impastati e tonalità più scure. Lautrec mantiene lo spirito allegro e brioso che gli era valso il titolo di “Bébé lou Poulit”, ma il suo fisico è provato dall’etilismo e dai frequenti ricoveri.
Colpito da grave paralisi, chiede alla madre d’essere ricondotto a casa, tra le vigne rosse del castello di Malromé che vorrebbe disegnare per un’ultima volta e dove si spegne il 9 settembre 1901, all’età di trentasei anni.