La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

La belva Matisse

Henri MATISSE e le sue rinascite

Henri MATISSE e le sue rinascite

Per quanto strano possa sembrare, si può dire che la belva Matisse sia nato due volte. La prima nascita avviene il 31 dicembre 1869 a Le Cateau-Cambrésis, nel Nord della Francia, da una famiglia borghese attiva nel commercio di sementi.

Infanzia e formazione

Della sua infanzia non si sa molto, se non che frequenta la scuola di Saint-Quentin per poi proseguire gli studi di diritto a Parigi, per volontà del padre.

Inizia a praticare legge fino al 1890 quando un attacco di appendicite lo costringe ad un ricovero in ospedale. Proprio lì, disteso in un letto vicino al suo, un altro degente trascorre il tempo disegnando paesaggi. È questo il primo casuale incontro di Matisse con il mondo della pittura.

Il mondo della pittura e la vita privata

Decide, quindi, di abbandonare la facoltà di legge e di studiare pittura a livello professionale, iscrivendosi all’Académie Julian. I suoi maestri sono William Adolphe Bouguereau e Gustave Moreau che lo indirizzano verso la realizzazione delle sue prime opere: nature morte e paesaggi caratterizzati da un forte richiamo alla tradizione fiamminga.

Nel frattempo la sua vita personale ha preso una rapida svolta: nel 1894 la modella Caroline Joblau dà alla luce la sua primogenita, Marguerite, e quattro anni dopo l’artista sposa Amélie Noelie Parayre da cui ha altri due figli, Jean e Pierre.

Il Novecento è ormai alle porte e Matisse continua i suoi studi, iniziando a creare uno stile proprio ma, al tempo stesso, ammirando i capolavori di grandi maestri come Van Gogh, Cezanne e Gauguin.

La belva Matisse ed il suo stile

Nella mente dell’artista inizia a prendere forma l’idea di un diverso stile, caratterizzato da colori forti e linee precise.

Espone alcune sue opere presso il Salon d’Automne in compagnia di altri pittori come Vlaminck, Marquet e Derain.

I quattro artisti utilizzano un approccio simile, con tonalità violente e colori non complementari tra loro. La critica non li perdona ed arriva a definire le opere “aberrazioni” e gli autori “belve”, ma i pittori sembrano orgogliosi delle reazioni che hanno suscitato, prendono il soprannome (“Fauves” in francese) e lo trasformano in un nuovo genere pittorico: il Fauvismo.

Aumentano, intanto, le vendite dei quadri di Matisse che entra in contatto con critici e mercanti d’arte. Conosce Gertrude e Leo Stein e, tramite questi ultimi, Pablo Picasso.

Matisse in viaggio

Con i proventi delle sue opere può acquistare una casa ad Issy-les-Molineaux ed intraprendere un viaggio che lo porta in giro per il mondo: Spagna, Germania, Russia, Nord Africa.

Mentre la Prima Guerra Mondiale porta con sé distruzione, Matisse si dedica alla scultura e alle incisioni.

Dopo un viaggio a Tahiti, il pittore si dedica a lungo alla decorazione delle pareti della Barnes Foundation di Philadelphia, dove realizza una versione a muro della sua celebre Danza.

La belva Matisse decide poi di trasferirsi a Nizza, città che segna per l’artista quasi un ritorno alle origini, con opere caratterizzate da colori forti e linee morbide.

In questi anni l’artista conosce una figura fondamentale per la sua vita non solo personale, ma soprattutto artistica: Lydia Delectorskaya, di origini siberiane e dal temperamento forte. La moglie Amélie pone l’artista di fronte ad un bivio. Matisse sembra disposto ad abbandonare la sua nuova musa per salvare il matrimonio, ma Amélie non riesce a perdonare l’accaduto e nel 1939 la coppia si separa.

La seconda nascita come artista

Appena due anni dopo all’artista viene diagnosticato un cancro all’intestino, subisce numerose operazioni ed un dolore acuto gli causa sofferenze atroci e quasi insopportabili.

«Mi chiedo se non sarebbe meglio morire che continuare così», dichiarerà lo stesso artista. «Nei brevi momenti di quiete tra una fitta di dolore e l’altra, immaginavo l’interno di una tomba: uno spazio angusto, ermeticamente chiuso, senza vie d’uscita. E mi dicevo: “No, è comunque meglio restare in vita!”».

Ed è in questo momento che Matisse quasi muore, ma rinasce a livello artistico trovando nuovi stili, nuovi generi e nuove ispirazioni.

Sulla sua sedia a rotelle ritrova la belva Matisse e sperimenta l’arte in forbici, ritagliando fogli colorati in maniera strabiliante. Grazie ad un carboncino legato ad una canna di bambù riesce, invece, a disegnare pur restando fermo sul suo letto d’hotel.

Al suo fianco c’è sempre Lydia, disposta a vagare per ore pur di procurare a Matisse quel cibo fresco così scarso e prezioso a causa dell’imperversare della Seconda Guerra Mondiale.

In questi anni Matisse rischia di perdere l’adorata figlia Marguerite, arrestata dalla Gestapo poiché vicina alla Resistenza francese. La donna viene torturata e costretta a salire su un treno diretto verso un campo di concentramento nel Nord di Berlino.

Matisse è sul letto di morte quando viene raggiunto dalla notizia: gli Alleati hanno bombardato la zona, interrompendo la corsa del treno e Marguerite è riuscita a mettersi in salvo. “Un miracolo”, dirà l’artista prima di spegnersi ad ottantaquattro anni, il 3 novembre del 1954.

In molti si chiedono perché dell’amata Lydia non ci sia traccia in quella tomba nel cimitero di Nizza che accoglie Matisse in compagnia dell’ex moglie Amélie.

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