

Indira Gandhi carisma ed autorità in grado di cambiare la storia
Raccontata come una donna decisa, severa, sola ed anche spesso molto dura, Indira Gandhi seppe trasformare il suo immenso paese da regno del medioevo a nazione moderna e sviluppata nel giro di pochi decenni.
Indira Gandhi carisma ed autorità in grado di cambiare la storia
Figlia unica, la piccola Indira subì l’influenza del forte impegno politico dei genitori, in particolare quello da parte del padre, a cui era molto legata.
Impegnati fortemente nella lotta per l’indipendenza dell’India dall’impero Britannico, visse spesso l’arresto dei familiari rimanendo sola anche per lunghi periodi.
Il duro trattamento a cui furono sottoposti i suoi genitori durante le prigionie, minarono notevolmente la salute della madre che fu costretta a trascorrere lunghi periodi di convalescenza in Svizzera accompagnata dalla figlia.
Tornata in India, a undici anni Indira divenne attiva nella guerriglia contro gli inglesi e fondò la “Monkey Brigade”, un gruppo di ragazzi politicamente ispirato dal poema epico nazionalista Ramayana.
Composto da più di seimila iscritti, il movimento ebbe un ruolo attivo nella lotta per l’indipendenza.
In questa prima parte della sua vita politica fu di enorme importanza la vicinanza del padre e del Mahatma Gandhi che molto spesso frequentava la sua casa.
Nel 1937 venne a mancare la madre ed Indira, sconvolta dal dolore, si buttò a capofitto negli studi.
Si diplomò alla scuola superiore Visva-Bharati nella regione del Bengala e poi proseguì all’estero presso il Sommersville College di Oxford in Inghilterra.
Qui si iscrisse al Partito Laburista e cominciò un’intensa attività d’appoggio al Partito del Congresso Indiano.
A Londra vi era un avvocato di Bombay, Ferozi Gandhi, omonimo ma non parente del Mahatma, anch’egli attivista per la causa indiana, che riuscì a fare breccia nel cuore della giovane Indira.
Quell’amore culminò nel matrimonio nel 1942.
Nel 1947 l’India divenne indipendente ed il padre di Indira, esponente del partito Indian National Congress, fu nominato Primo Ministro.
Da quel momento ella fu sempre la persona a lui più vicina: lo accompagnava nei viaggi ufficiali, lo aiutava nella stesura dei discorsi, lo incoraggiava nelle decisioni su programmi e trattative.
Alla morte del padre, primo ministro indiano fu eletto Lal Bahadur Shastri che conferì ad Indira la carica di Ministro dell’Informazione.
Alla morte di Shastri, nel 1966, Indira fu nominata Primo Ministro dell’India.
L’anno successivo cominciarono dei tumulti ed il Partito del Congresso, a causa del forte calo di consensi, si divise in due tronconi, uno progressista ed uno conservatore.
In questa situazione Indira Gandhi agì in modo non molto coerente ma, grazie ad alcune importanti riforme, nel 1969 vinse trionfalmente le nuove elezioni presidenziali.
Tra le varie riforme varate ricordiamo la nazionalizzazione di molte banche, i limiti alla proprietà privata, la cancellazione dei privilegi dei nobili ed una robusta ridistribuzione terriera.
Nel 1975 il paese si trovò coinvolto in una guerra contro il Pakistan che causò un imponente esodo di profughi verso l’India, i risultati delle riforme non furono soddisfacenti, i disastrosi raccolti causati dalla siccità e la grave crisi energetica causarono nel paese un’ondata di scioperi, di proteste e di spinte secessioniste che portarono la Gandhi a proclamare lo stato di emergenza nazionale e a prendere misure severe contro gli oppositori.
I diritti civili vennero sospesi e la libertà di stampa ridotta al minimo.
Migliaia di oppositori vennero imprigionati e molti di loro sparirono nel nulla.
All’inizio del ’77, a sorpresa, Indira rilasciò i prigionieri politici, pose fine allo stato di emergenza ed annunciò nuove elezioni.
Quando il paese tornò alle urne, il suo partito venne sconfitto ed Indira fu incarcerata per alcuni giorni.
I due governi che sì succedettero fino alla fine del 1979, non seppero proporre soluzioni per i grandi problemi che affliggevano il paese e nuove elezioni furono indette per l’anno successivo.
Indira nel frattempo si era affermata come capo dell’opposizione, si era riorganizzata ed aveva fondato un nuovo partito.
Vinse le elezioni ed iniziò il suo secondo mandato alla guida del governo chiamando a sé anche il figlio Sangjay per prepararlo alla successione.
Ma Sanjay morì in un incidente aereo e Indira allora chiamò alla politica attiva l’altro figlio Rajiv, sposato ad una donna italiana ed educato anch’egli in Inghilterra.
La crescente ricchezza degli Stati del Nord aveva fatto nascere sentimenti indipendentisti nelle popolazioni locali e tra le etnie più irrequiete si segnalarono i Sikh, abitanti del prospero Punjab.
La prosperità coincise con il desiderio di fondare uno stato nuovo ed autonomo.
I Sikh, di origini indù, istituirono il loro quartier generale presso il Tempio d’Oro.
Gli attriti tra i Sikh ed il governo centrale andarono sempre aumentando fino all’estate del 1984 quando la comunità Sikh si radunò in armi ad Amritsar, intorno al proprio leader, reclamando una volta per tutte l’indipendenza.
Indira inviò l’esercito per sedare la rivolta e più di seicento persone furono trucidate dai soldati governativi.
Il leader fu ucciso ed il tempio danneggiato gravemente.
La vendetta dei Sikh non si fece attendere e la mattina del 31 Ottobre del 1984, proprio per mano delle sue due guardie del corpo appartenenti a quell’etnia, Indira Gandhi venne uccisa con tre colpi di pistola e trentatré pallottole di mitra.
Morí sul colpo.
La notizia dell’assassinio provocò gravissimi disordini in tutto il Paese e migliaia di cittadini Sikh vennero uccisi per ritorsione.
Un milione di indiani partecipò ai funerali in cui il corpo venne cremato e le ceneri, secondo la tradizione induista, vennero disperse sull’Himalaya.