La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

Il preromantico Goethe

Johann Wolfgang von Goethe: scrittore raffinato, uomo appassionato e personaggio senza tempo

Johann Wolfgang von Goethe: scrittore raffinato, uomo appassionato e personaggio senza tempo

Della nascita di Johann Wolfgang Goethe conosciamo il luogo, il giorno, l’ora esatta ed ogni dettaglio astronomico si possa immaginare, grazie alle parole dello scrittore stesso, il preromantico Goethe scrisse: “Il 28 agosto 1749, alle dodici in punto, venni al mondo a Francoforte sul Meno. La costellazione era propizia; il sole, al culmine per quel giorno, era nel segno della Vergine; Giove e Venere lo osservavano benevoli, Mercurio non era ostile, Saturno e Marte erano indifferenti: solo la luna, ormai piena, esercitava la forza della propria luce anteliale, tanto più che era entrata nella sua ora planetaria. Si oppose quindi alla mia nascita, che poté avvenire solo quando quell’ora fu passata”.

Le origini e la formazione di Goethe

La madre Katharina Elisabeth, discendente dalla nobile famiglia Textor, era una donna intelligente e vivace, nonostante la perdita di ben cinque figli, in tenera età. Mentre il padre era un consigliere imperiale profondamente dedito alla famiglia e all’educazione dei figli: il primogenito Wolfgang e la sorella Cornelia, di pochi mesi più giovane. Proprio per sua volontà, i due fratelli vennero istruiti allo stesso modo, nonostante questo tipo di educazione fosse solitamente riservato soltanto ai figli maschi. Il legame tra i fratelli fu per questo molto forte ed i due trascorsero un’infanzia serena, incentrata sulla disciplina e sullo studio dell’arte in ogni sua forma: disegno, musica, equitazione e scherma, ma anche latino, greco, ebraico, italiano e ovviamente tedesco.

La giovinezza di Goethe

L’incanto sembrò svanire nel 1764 quando, all’età di quindici anni, Goethe fu ingiustamente coinvolto in un processo per truffa per aver spinto il nonno materno ad assumere un giovane (poi rivelatosi un truffatore), come impiegato comunale. Wolfgang venne presto dichiarato innocente, ma la vicenda scatenò in lui una profonda crisi morale ed un senso di ribellione che lo portò a distruggere alcuni dei suoi primi manoscritti.

Nel 1765 si trasferisce a Lipsia per seguire la volontà del padre che lo iscrive alla facoltà di legge, ma gli anni universitari diventano soprattutto l’occasione per vivere a pieno la sua giovinezza e per entrare nei circoli cittadini, ben diversi dalla società conservatrice in cui era cresciuto a Francoforte. In seguito, Goethe ripercorrerà i suoi anni a Lipsia nella sua opera più famosa e, forse, più autobiografica “I dolori del giovane Werther”, romanzo epistolare composto nel 1774.

Nel 1768 lo scrittore, tornato a Francoforte, inizia a soffrire di coliche e subisce un intervento chirurgico al collo. L’aver rischiato di morire provoca in Goethe una crisi spirituale che lo avvicina alla religione, supportato dalla madre e da un’amica di quest’ultima: Susanna Katharina von Klettemberg, ricordata con affetto nel “Le confessioni di un’anima bella”.

Il preromantico Goethe

Ormai guarito e trasferitosi a Strasburgo, Wolfgang entra in contatto con numerosi intellettuali del tempo ed è profondamente attratto dal carisma di Herder, filosofo vicino alla nuova corrente dello Sturm und Drang (Tempesta ed Assalto). Inizia ad apprezzare le opere di Shakespeare e la poesia popolare tedesca e gran parte dei suoi capolavori successivi, dal Faust al Werther, saranno influenzati da questo movimento poetico preromantico fino a diventarne l’esponente più famoso e rappresentativo.

Dopo la pubblicazione de “I dolori del giovane Werther”, di ritorno a Francoforte, si fidanza con Lili Schönemann, ma il rapporto si interrompe ben presto poiché lo scrittore vive come una costrizione l’idea di una vita matrimoniale insieme.

Nel novembre del 1775 viene nominato precettore del duca di Saxe-Weimar Carlo Augusto e si reca a Weimar dove, grazie all’amicizia con il duca, diviene membro del consiglio segreto e, ben presto, ministro.

Proprio a Weimar, Goethe conosce Charlotte von Stein, affascinante moglie di un ufficiale, che assume il ruolo di guida per lo scrittore, facendo chiarezza sui compiti di un precettore e, soprattutto, trasformando il poeta in un uomo di mondo.

Charlotte ha trentaquattro anni, Wolfgang ventotto ma i due intraprendono per ben dieci anni una profonda relazione rimasta sempre platonica e di cui resta testimonianza nelle numerose lettere e poesie che con affetto il poeta dedica all’amata.

Il viaggio per ritrovare il preromantico Goethe

Ma gli incarichi di corte lo allontanano troppo dalla letteratura e dai suoi studi e nel 1786, volendo dare una svolta alla sua vita, all’improvviso decide di intraprendere un viaggio in Italia alla ricerca di nuovi stimoli e per omaggiare la classicità che da anni studia e ammira. Visita molte città dell’Italia settentrionale, si reca a Napoli ed in Sicilia per stabilizzarsi infine a Roma, dove abita in una pensione in via del Corso.

Di questa sua rinascita artistica troviamo un dettagliato racconto nel suo “Viaggio in Italia”, un racconto veritiero ma nostalgico, una ricostruzione realizzata a trent’anni di distanza dall’effettivo soggiorno romano.

Il ritorno a Weimar

Il viaggio dura due anni e termina nel 1788 quando Goethe fa ritorno a Weimar ed inizia a frequentare Cristiane Vulpius che sposa di lì a poco. Il matrimonio con questa modesta fioraia suscita indignazione a corte, così come la pubblicazione delle “Elegie romane”, un racconto del periodo italiano appena trascorso.

Sono, però, questi gli anni in cui lo scrittore stringe amicizia con Friedrich von Schiller, grande scrittore ed appassionato di antichità classica. L’incontro riavvicina definitivamente Goethe alla letteratura ed in questa sua nuova stagione creativa, egli porta a termine uno dei suoi capolavori, il Faust, un’opera poetica che il preromantico Goethe ha modificato e rimaneggiato per tutta la sua vita e che verrà pubblicata interamente soltanto dopo la sua morte.

Nel 1808 viene ricevuto da Napoleone e durante l’incontro gli viene chiesto di scrivere una tragedia su Cesare. Nello stesso anno lo scrittore viene insignito della Legion d’Onore.

Gli ultimi anni di Goethe

Intanto la personalità artistica di Goethe cambia ancora, abbandona i toni forti per quelli più sfumati, perfettamente rappresentati nel romanzo “Le affinità elettive”.

Nel 1816 muore la moglie Cristiane e lo scrittore decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita in una casa sempre pronta ad accogliere ospiti, in cui leggere e ascoltare musica ad ogni ora del giorno e della notte.

Nonostante l’età che avanza, il suo spirito rimane giovane e vivace, tanto da sedurre l’appena diciannovenne Ulrike von Levetzow, ma nel 1827 Goethe è scosso dalla notizia della morte improvvisa del figlio August che aveva intrapreso un viaggio in Italia sulle orme del padre e che per volontà di Goethe viene sepolto presso la piramide di Cestio a Roma.

Pochi anni dopo, il 22 marzo 1832, anche il grande Johann Wolfgang Goethe si spegne nella sua Weimar. Ancora oggi aleggia il mistero intorno alle parole pronunciate in punto di morte: “Mehr Licht” (Più luce) secondo alcuni, il suo opposto “Mehr Nicht” (Non più) secondo altri.

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