

Victor Hugo il difensore del popolo cui la vita ha riservato un destino avverso
Victor Hugo il difensore del popolo cui la vita ha riservato un destino avverso
Le origini del populista Victor Hugo
Va detto che, nonostante il figlio abbia spesso lasciato intendere che il padre fosse di nobili origini, Lèopold era in realtà figlio di un artigiano dedito alla lavorazione del legno ed era stato solo successivamente insignito del titolo di conte.
L’ambiente familiare è pervaso da un profondo amore per la letteratura ed il padre di Victor si diletta spesso nella stesura di memorie relative ai suoi primi anni da soldato. Non c’è da sorprendersi, quindi, se anche i fratelli maggiori di Hugo, Abel ed Eugéne, decidono di intraprendere la carriera di scrittori: il primo dedicandosi ad opere di carattere storico, il secondo realizzando componimenti poetici prima di perdere il senno, all’età di ventidue anni, a causa di un amore poco fortunato.
Prima di entrare nell’età adulta, però, i tre fratelli sono costretti a continui spostamenti: soggiornano dapprima in Italia e successivamente in Spagna seguendo il padre che, divenuto colonnello, è spesso in viaggio al seguito del re Giuseppe Bonaparte.
La madre resta, invece, a Parigi presso il monastero abbandonato delle Feuillantines al cui interno è presente un giardino incolto ed ormai inselvatichito. All’età di settant’anni, mentre Parigi affronta un terribile bombardamento, Hugo tornerà con la mente proprio in quel giardino, traendo ispirazione per alcune delle sue poesie più belle.
L’ascesa di Victor
Tra il 1815 ed il 1818, Victor si trasferisce, nel convitto Cordier in vista della sua prossima ammissione presso l’Ècole Polytechnique ma, deludendo le aspettative del padre, decide di abbandonare gli studi, per dedicarsi a tempo pieno alla letteratura. In quel periodo il populista Victor Hugo inizia anche a sviluppare un crescente interesse per la politica, incoraggiato dall’indirizzo fortemente monarchico della sua famiglia e, in particolare, della figura materna. Insieme al fratello Abel decide, quindi, di fondare “Le Conservateur littèraire”, un giornale in cui Hugo può esprimere la sua ideologia all’interno di un contesto letterario, ma anche un’occasione per esordire come poeta e romanziere, avvicinandosi a nuovi stili e generi letterari.
Più classici sono, invece, i suoi componimenti poetici con cui Hugo racconta il periodo storico che lo circonda, la Restaurazione, e difende strenuamente la legittimità della monarchia di Luigi XVIII.
Dopo la pubblicazione delle “Odi e ballate”, il Re decide di premiare l’instancabile impegno politico del poeta, conferendogli una pensione di mille franchi (successivamente raddoppiata) che Hugo utilizza per sposare la donna che ama, Adèle Foucher.
La famiglia ed il destino avverso
I due giovani, amici sin dall’infanzia, si uniscono in matrimonio il 12 ottobre 1822 presso la chiesa di Saint-Sulpice a Parigi e dall’unione nascono ben cinque figli, accomunati da un destino avverso.
Il piccolo Léopold, primogenito della coppia, non raggiunge neppure il terzo mese di vita. La sorella Léopoldine, amatissima dal padre Victor, si sposa all’età di diciannove anni. Pochi mesi dopo il matrimonio, la coppia è al settimo cielo poiché Léopoldine ha scoperto d’essere incinta ed i due decidono di organizzare un gita in barca, ma un colpo di vento causa il rovesciamento dell’imbarcazione ed i due giovani annegano stringendosi in un ultimo abbraccio. Pochi giorni prima Hugo era andato a trovare la figlia per salutarla prima di partire brevemente per la Spagna. Tornato a Parigi, sfogliando un giornale, apprende quasi per caso la tragica notizia. Da quel momento ogni anno, in occasione della ricorrenza di quel funesto giorno, il poeta si reca presso il cimitero vicino alla Senna dove la sua amata Didine riposa insieme al marito ed al nipote mai nato.
“Camminerò, lo sguardo intento ai miei pensieri, / senza vedere niente, senza ascoltare suoni, / ignoto, solitario, mani incrociate, chino, / triste, e per me la luce sarà come la notte. / Non guarderò né l’oro del giorno che declina, / né i veli che ad Harfleur cadono di lontano, / e, giunto in tua presenza, poserò sulla tomba / un mazzo d’agrifoglio e l’erica fiorita”.
Charles e François-Victor raggiungono, invece, l’età adulta, ma non sopravvivono al padre. Il primo collabora con Hugo come giornalista e lo renderà nonno di due nipoti prima di essere colpito da un ictus all’età di 44 anni. Il fratello lavora, invece, come traduttore di molte opere, tra cui la bibliografia completa di William Shakespeare ma, ammalatosi di tubercolosi, muore nel dicembre del 1873.
L’ultimogenita del poeta si chiama, invece, Adèle ed è apparentemente una ragazza brillante, oltre che un’ottima pianista. La morte della sorella Léopoldine segna, però, profondamente la sua vita al punto che ella si convince di poter comunicare con gli spiriti, mostrando i primi segni di uno squilibrio che non riuscirà mai a superare. Si innamora, non ricambiata, del luogotenente Albert Pinson compiendo ogni genere di pazzia per attirare la sua attenzione e seguendolo persino oltreoceano dove si fa chiamare da tutti “Madame Pinson”. Il populista Victor Hugo è, infine, costretto a ricoverarla in un ospedale psichiatrico dove la donna trascorre tutta la sua vita, morendo nel 1915 all’età di ottantaquattro anni.
Non si può parlare di felicità neppure facendo riferimento al rapporto coniugale tra Hugo e la moglie. Pochi anni dopo il matrimonio, Hugo scopre infatti che Adèle intrattiene una relazione extraconiugale con un amico di famiglia, Sainte–Beuve, ed anche il poeta inizia a frequentare molte donne. Tra queste spicca la figura dell’attrice Juliette Drouet, sua amante per oltre cinquant’anni, e dell’anarchica Louise Michel che molti ritengono abbia messo al mondo una figlia illegittima, senza mai confessarlo ad Hugo.
Il populista Victor Hugo e la letteratura
Sul piano letterario il poeta, invece, viene ben presto acclamato come capo della nuova scuola romantica, ospitando nella sua abitazione un attivo cenacolo di artisti e letterati. Pubblica numerosi drammi, dando nuova vita a personaggi illustri come Lucrezia Borgia e Maria Tudor, ma soprattutto conclude uno dei suoi più grandi capolavori, Notre-Dame de Paris, pubblicato nel 1831.
Messi da parte i bollenti spiriti giovanili, Hugo cambia gradualmente opinione politica aprendosi ad ideologie più liberali. Dopo essere stato nominato “Pari” di Francia dal re Luigi Filippo d’Orléans, Hugo partecipa all’Assemblea costituende del 1848, come deputato. Egli sostiene ormai apertamente il regime repubblicano criticando i provvedimenti anti-liberali del principe-presidente Luigi Napoleone Bonaparte ma, quando quest’ultimo sale al potere con un colpo di stato, diventando l’imperatore Napoleone III, il populista Victor Hugo entra a far parte della lista nera dei proscritti ed è costretto a lasciare la Francia. Dopo un breve soggiorno a Bruxelles, il poeta si trasferisce nelle isole normanne di Jersey e Guernesey, dove continua ad attaccare il nuovo Imperatore ed il regime instauratosi in Francia. Nel 1859 il poeta rifiuta con sdegno l’amnistia promulgata da Napoleone III ed il gesto lo consacrerà definitivamente come simbolo della lotta per la libertà di ogni nazione oppressa.
Gli anni dell’esilio
I diciotto anni d’esilio politico sono caratterizzati da un’intensa attività letteraria, culminata nella stesura de “Les Misérables”. Si tratta del romanzo più “popolare” di Hugo non solo per l’universale successo con cui è stata accolta l’opera, ma soprattutto in quanto massima espressione del racconto quotidiano della vita di un popolo che vede nel populista Victor Hugo il suo ultimo, infaticabile difensore.
Con la caduta dell’Impero, Hugo può fare ritorno in Francia dove trascorre gli ultimi anni della sua vita circondato, finalmente, dall’amore familiare dei nipotini Georges e Jeanne. Dopo un’agonia durata otto giorni, il poeta muore il 22 maggio 1885, all’età di ottantacinque anni e la sua salma viene deposta sotto l’Arco di Trionfo, mentre dodici poeti vegliano intorno al corpo ormai esanime del loro illustre collega.
Riposa all’interno del Pantheon di Parigi ed ogni giorno milioni di turisti si recano in visita per rendergli omaggio:
Un giorno toccherà a me dormire; il mio letto
fatto d’ombra, sarà così cupo e tremendo
che non sentirò più l’uccello cantare
e la notte sarà nera; allora, o mia colomba,
pianto, preghiere e fiori, renderai alla mia tomba
ciò che feci io per la tua culla.
[Victor Hugo – A mia figlia Adele]