La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

Illustrazione che ritrae il genio Leonardo

LEONARDO: 500 anni dalla sua morte

LEONARDO: il più grande dei geni

500 ANNI DALLA SUA MORTE

Il genio Leonardo nacque in un piccolo borgo della toscana da un notaio e da una donna di origini modeste, costretta poi a sposare un contadino che accettasse di buon grado l’illegittima paternità, Leonardo ricevette dalla famiglia tutto il dovuto affetto. Di lui si è già detto tutto e forse troppo, allora in questa sede ripercorreremo solo i momenti salienti e determinanti della sua formazione umana, più che artistica, per cercare di comprenderne il carattere.

La famiglia e la caotica formazione

Una prima curiosità è che il padre naturale, Piero da Vinci, si sposò in seguito ben quattro volte ed ebbe sei figli con ciascuna delle ultime due moglie, così Leonardo ebbe addirittura dodici fratelli e sorelle. La sua educazione, alquanto caotica e discontinua impartita nella casa familiare paterna, non permise al genio di sviluppare le proprie doti in maniera organica. Leonardo infatti, nell’arco della sua intera esistenza, ebbe sempre grosse difficoltà a realizzare i propri progetti, molti dei quali interrotti e mai portati a termine. Tra l’altro, imparò a scrivere con la mano sinistra e a rovescio seppur in maniera del tutto speculare alla scrittura normale.
Solo all’età di sedici anni si trasferì con la famiglia a Firenze. Date le spiccate doti e la viva intelligenza già manifesta precocemente, grazie al padre ser Piero, fu mandato nella bottega del famigerato maestro Verrocchio, allora scuola dei più grandi artisti dell’epoca.

Le doti e la sete di conoscenza

Già a vent’anni non era considerato più un allievo bensì un pittore autonomo riconosciuto ma una carriera ben avviata e un padre facoltoso alle spalle che lo aiutasse finanziariamente e contribuisse a fargli ottenere prestigiose commissioni, non bastarono a saziare la sua sete di conoscenza. Si attestano infatti quattro anni di silenzio, ovvero di mancata produzione artistica, che con tutta probabilità il genio Leonardo passa affiancando un allora noto geografo e astronomo approfondendo anche materie come anatomia, fisica e meccanica.
Torna alla sua prima passione, l’arte, e viene “inviato” a Milano come ambasciatore delle maestrie artigianali di Firenze. Qui i primi tempi non sono particolarmente felici ma in seguito Leonardo si fa benvolere dal Duca di Milano, in particolare come ingegnere e costruttore, e con la sua fiducia riesce a dar vita a diversi lavori di meccanica ma anche ai suoi primi capolavori artistici.
Anni sereni dediti al lavoro vengono interrotti nel 1499 quando Milano è invasa dai francesi e Leonardo scappa trovando rifugio a Mantova presso il marchesato d’Este e poi a Venezia.

Il ritorno a Firenze

Dopo anni di riconosciuti meriti, nel 1501 torna nuovamente a Firenze dove però trova un nuovo interesse da parte del pubblico nei confronti dei talentuosi artisti emergenti, tra cui Michelangelo Buonarroti ben ventitré anni più giovane di lui. Quest’ultimo era molto in voga tra i benpensanti fiorentini dell’epoca e Leonardo, anche per la poca stima e simpatia reciproca, preferì tornare a Milano che, sotto l’assedio dei francesi, lo richiedeva al servizio di Luigi XII di Francia.
Fu un periodo proficuo e ricco di soddisfazioni. Nel 1512 però la Lega Santa cacciò il dominio straniero, restituendo la città agli Sforza.

L’approdo a Roma e il rito in Francia

Di lì a poco Leonardo, con l’appoggio di Giuliano de’ Medici fratello dell’allora papa Leone X, decise di recarsi a Roma. Qui incontrò Raffaello Sanzio e nuovamente Michelangelo.
Solo un paio di anni dopo morirono i suoi sostenitori “romani” così, ormai in età avanzata, volle concedersi un po’ di tranquillità in Francia dove il sovrano dell’epoca, colto e raffinato, gli concesse onorificenze, alloggio, servitori, un cospicuo stipendio annuale e soprattutto il tempo di dedicarsi ai propri studi.
Ad Amboise restò fino alla fine dei suoi giorni dove si spense il 2 maggio del 1519, all’età di 67 anni.
In tempi non sospetti scrisse queste poche parole come a voler sintetizzare la sua filosofia di vita: «Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire.» dal “Trattato della Pittura”.

Il genio Leonardo e il suo insegnamento

Attraverso questi pochi cenni della sua biografia, notiamo come il genio Leonardo, a differenza dei suo contemporanei, non si riteneva mai abbastanza soddisfatto del proprio operato, non si adagiava nei ruoli anche comodi a cui veniva assegnato ed era sempre in una continua e faticosa ricerca di nuove tecniche, prospettive, sperimentazioni. Un uomo con entrambi i piedi fuori dalla propria cultura ed il proprio tempo, un innovatore ed anticipatore, un teorico che è stato in grado di concepire pensieri e visioni che ancora oggi sono all’avanguardia. Grazie Leonardo.

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