La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

Ludwig van BEETHOVEN: l’immensità della sua musica e il senso di inadeguatezza della propria persona

Ludwig van BEETHOVEN: l’immensità della sua musica e il senso di inadeguatezza della propria persona

Ludwig van Beethoven nasce nel dicembre 1770 a Bonn, il genio della musica Beethoven viene battezzato nella chiesa di San Remigio il 17 dicembre. Non si conosce il giorno esatto della sua nascita che è convenzionalmente fissata il 16 dicembre.

Le origini e l’infanzia di Beethoven

A trasferirsi per primo a Bonn nel 1732 era stato Louis, il nonno di Beethoven, musicista di corte dell’arcivescovo di Colonia.

Nonostante il nonno sia morto quando il piccolo Ludwig aveva solo quattro anni, egli ha sempre conservato un ricordo affettuoso di questa figura così diversa dal rude padre, violento ed incline all’abuso di alcolici.

Quest’ultimo, ben consapevole del talento del figlio, cerca con ogni mezzo (anche postdatando la sua data di nascita) di trasformarlo in un bambino prodigio. All’età di nove anni Ludwig prende lezioni di oboe da Tobias Pfeiffer, di violino da Francesco Rovantini, di organo e pianoforte dall’organista di corte Van del Eeden e dal suo successore Christian Cottlob Neefe che, nel 1784, lo nomina suo sostituto ufficiale.

Nonostante nei suoi scritti Beethoven non lo abbia mai nominato come suo maestro, in molti ritengono decisiva anche l’influenza del compositore e maestro di cappella Andrea Lucchesi con il cui benestare Beethoven pubblica la sua prima composizione “Variazioni su una marcia di Dresler”.

La professione di Beethoven

Intanto, in occasione di un viaggio con la madre in Olanda, Beethoven si esibisce al pianoforte al Palazzo Reale de L’Aja ricevendo 63 fiorini. Il compenso è superiore rispetto a quello degli altri musicisti presenti in sala, ma non sembra soddisfare il giovane Ludwig.

Finito l’apprendistato Beethoven è ormai un musicista di corte professionista e può contribuire al sostentamento della famiglia con il suo stipendio di 100 fiorini l’anno. Quando, però, il padre è costretto ad interrompere la sua carriera da tenore, il figlio deve cercare altre fonti di reddito.

L’amico di infanzia Franz Wegeler informa Ludwig che la famiglia Breuning è alla ricerca di un insegnante di pianoforte per i figli. Si tratta di un incontro cruciale per la vita del musicista poiché, proprio nel salotto dei Breuning, egli ha modo di esplorare la letteratura tedesca contemporanea (da Goethe a Schiller) ed i classici della letteratura mondiale (da Plutarco a Shakespeare), un bagaglio culturale che diventerà il punto di partenza di molte sue composizioni future.

Il genio della musica Beethoven

Beethoven è goffo, basso e dal fisico robusto, con dei capelli disordinati e denti sporgenti. È costretto ad insegnare ai von Breuning e ai figli di molte altre famiglie benestanti di Bonn, ma le necessità economiche si scontrano con l’imbarazzo che egli prova nel recarsi in abitazioni tanto più lussuose e raffinate rispetto alla sua.

Nel 1787 si reca a Vienna per un breve soggiorno durante il quale suona alla presenza di Mozart. Ci sono tanti aneddoti riguardanti quest’incontro ed è difficile capire quanta parte del racconto corrisponda alla realtà. Si dice che la prima reazione di Mozart sia stata distaccata, ma che Beethoven volle un tema su cui improvvisare. “Tenetelo d’occhio” disse Mozart ai suoi amici dopo aver ascoltato l’improvvisazione. “Un giorno darà al mondo qualcosa di cui parlare”.

In ogni caso, il soggiorno a Vienna dura soltanto due settimane poiché Beethoven è presto raggiunto da notizie preoccupanti riguardo alle condizioni di salute della madre, ammalatasi di tubercolosi. Ludwig si precipita a casa, giusto in tempo per vedere la madre spirare nel luglio del 1787.

Beethoven e la famiglia

Con due fratelli minori, una sorella neonata che non sopravvive all’autunno ed un padre devastato dal dolore e dall’alcool, Ludwig non ha il tempo di comporre poiché è l’unico in grado di tenere le redini della famiglia, impegnandosi sempre per garantire un pasto caldo in tavola ed una buona educazione ai fratelli.

A salvarlo da questo periodo buio ci pensano i von Breuning, divenuti ormai una seconda famiglia. Soltanto grazie al loro aiuto e sostegno morale, Beethoven riesce a mantenere il lavoro di musicista di corte e nel 1789 gli viene concesso metà dello stipendio del padre ormai in pensione.

Nel frattempo, conosce il conte Waldstein, un nobile austriaco che diventerà suo grande amico e mecenate, ed il più importante compositore vivente, Franz Joseph Haydn.

Il genio della musica Beethoven a Vienna

Proprio per studiare con Haydn, Beethoven si trasferisce a Vienna nell’autunno del 1792 e non fa più ritorno a Bonn, neppure alla morte del padre avvenuta nel dicembre dello stesso anno.

A Vienna Beethoven si esibisce per la nobiltà ed aristocrazia più colta, musicalmente istruita e capace di accogliere con entusiasmo non soltanto le composizioni scritte, ma soprattutto la genialità con cui suona ed improvvisa.

Haydn continua ad essere il suo Maestro, i due si ammirano ma non vanno d’accordo: Beethoven è insofferente per natura, Haydn prova invidia per le qualità del giovane.

Sono gli anni del grande successo di Beethoven che pubblica numerose composizioni e si esibisce in concerti, balli ed eventi ufficiali. Diviene popolare e la crescente fama lo rende superbo ed altezzoso, soprattutto nei confronti di chi non stima professionalmente.

La sordità del genio ribelle

Ma una nuova sciagura si abbatte presto sul genio ribelle: il suo udito peggiora progressivamente, fino a renderlo sordo.

L’impatto psicologico è devastante, il genio della musica Beethoven si isola quasi completamente e nel 1802 tenta addirittura il suicidio. Il compositore non riesce a cogliere le note più alte ed è terrorizzato per la sua carriera di musicista.

La creatività, invece, esplode e lo stile compositivo di Beethoven si trasforma in “Eroico” come possiamo ascoltare nella Terza Sinfonia, soprannominata appunto Eroica.

Realizza la sua unica opera teatrale, il Fidelio (accolta freddamente dal pubblico) e completa la quinta e sesta Sinfonia.

Intanto Girolamo Bonaparte, re di Westfalia e fratello di Napoleone, gli offre la qualifica di Kapellmeister a Kassel, con un compenso di 600 ducati annui. La nobiltà viennese si mobilita immediatamente e, pur di non perdere il musicista, garantisce a Beethoven una indennità perpetua di 4000 fiorini l’anno.

La vicenda del nipote Karl

Il 15 novembre 1815 muore il fratello Caspar Karl e Beethoven scopre di essere stato nominato co-custode del figlioletto Karl di appena nove anni, insieme alla vedova del fratello Johanna. Si tratta dell’inizio di una lunga disputa familiare che rischia di trasformarsi in tragedia.

La vedova tenta, infatti, in tutti i modi di ottenere la custodia unica del figlio e la situazione si complica quando è il ragazzo stesso a scappare per tornare dalla madre. Beethoven decide di agire in giudizio per ottenere l’affidamento, presentando un piano dettagliato per l’istruzione del nipote.

Nel corso dei numerosi procedimenti che si susseguono, Beethoven dapprima perde la custodia probabilmente a causa della sua sordità, ma riesce infine ad ottenerla nominando un insegnante privato come co-tutore.

Diventato adulto, Karl inizia a studiare economia al politecnico, sotto il vigile controllo dello zio che si occupa di ogni spesa, dall’alloggio alle lezioni. Beethoven non si fida, tuttavia, del nipote e vuole controllare ogni singola spesa e ricevuta. La situazione precipita e dopo numerosi litigi Karl tenta il suicidio, sparandosi alla tempia. Il giovane fortunatamente si salva, ma la ricostruzione delle motivazioni fornita al magistrato è destinata a segnare Beethoven per tutta la vita: “Mio zio voleva che fossi migliore di quello che sono”.

Gli ultimi tormentati anni

Gli ultimi anni della vita del compositore sono segnati da numerose malattie che indeboliscono progressivamente il suo corpo ed il suo animo combattivo: una brutta febbre si trasforma in gravi attacchi di coliche e rischia di soffocare per un edema polmonare.

Il 24 marzo 1827 nella dimora di Beethoven giunge una cassa di vino Mosella, dono di alcuni amici. Si dice che il compositore abbia esclamato: “Peccato, troppo tardi!”. Ha il tempo di assaggiarne pochi sorsi, il genio della musica Beethoven cade in coma e muore il 26 marzo durante una notte squarciata da un temporale incessante. Una folla di quasi 20.000 viennesi si raduna per porgere l’estremo saluto al loro ribelle Maestro.

Poco dopo, in un cassetto del suo scrittoio, vengono ritrovati due documenti che lasciano aperti mille interrogativi: il “Testamento di Heiligenstadt”, in cui il musicista dava sfogo ad ogni sua paura di fronte alla crescente sordità, e una lettera con un destinatario preciso ma rimasto sconosciuto: “Unsterbliche geliebte” (“L’amata immortale”).

In molti hanno cercato di scoprire chi fosse l’oggetto dell’eterno amore di Beethoven. Per alcuni Giulietta Guicciardi, per altri Josephine von Brunsvik. A noi piace l’interpretazione del regista Bernard Rose che nel suo film svela come L’Amata immortale non fosse altro che la musica stessa.

Comment

Condividi!

“SPREAD ART, INSPIRE PEOPLE.”

Ti piace questo articolo?

Condividilo sul tuo profilo e aiutaci a ispirare altre persone.