La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

92.Illustrazione dello scrittore e poeta Gianni Rodari con le sue favole ed alcuni disegni per bambini

Gianni Rodari 100 anni dalla nascita del maggiore favolista del Novecento

Gianni Rodari 100 anni dalla nascita del maggiore favolista del Novecento

C’era una volta, in un paesino sul lago d’Orta, un fornaio chiamato Giuseppe che lavorava in un negozietto in via Mazzini insieme alla seconda moglie Maddalena. I due si amavano tanto e dalla loro unione nacque un fanciullo che decisero di chiamare Gianni.

 

È proprio così che è bello immaginare il grande Rodari mentre racconta la sua stessa biografia, con quel tono dolce e un po’ antiquato che lo ha reso il maggiore favolista del Novecento.

Gianni Rodari nasce appunto il 23 ottobre 1920 ad Omegna, comune in provincia di Verbano dove i genitori, Giuseppe Rodari e Maddalena Aricocchi gestiscono un forno. Trascorre i primi anni della sua vita accudito da una balia che si prende cura anche del fratello Cesare di un anno più piccolo.

Gianni viene iscritto alla scuola elementare di Omegna ma, quando nel 1929 una broncopolmonite si porta via il padre Giuseppe, la madre Maddalena decide di tornare a vivere a Garivate, sua città natale in provincia di Varese, dove Gianni frequenta la quinta elementare.

All’età di undici anni Gianni entra, per volontà materna, nel seminario cattolico di San Pietro Martire di Seveso, nei pressi di Milano. Dopo pochi anni la donna si rende però conto che Gianni mal si adatta alla vita in seminario e nell’ottobre del 1934 il giovane consegue da privatista il diploma di terzo ginnasiale, lascia Seveso ed inizia a frequentare l’Istituto magistrale “Manzoni” di Milano.

In quello stesso periodo, Rodari mostra un vivace interesse per la musica, inizia così a studiare violino con un maestro privato ed a suonare con alcuni amici nelle osterie di quartiere.

Nutre già un profondo amore per la scrittura e, sebbene il suo guizzo letterario sia ancora acerbo, riesce a pubblicare ben otto racconti su “Azione Giovanile” il settimanale di Azione Cattolica.

Con la fine degli studi magistrali, Rodari si diploma come maestro e nel 1938 inizia a lavorare come precettore privato a Sesto Calende dove viene assunto da una famiglia di origine ebrea.

L’anno seguente si iscrive all’Università Cattolica di Milano per frequentare la facoltà di lingue ma, dopo pochi esami, decide di abbandonare gli studi per proseguire la sua attività di maestro.

Nonostante l’inesperienza causata dalla giovane età, i suoi alunni lo amano poiché si divertono a giocare con le parole in sua compagnia.

Quando nel 1940 l’Italia entra in guerra, Rodari non fa parte dei giovani costretti ad arruolarsi poiché ha una salute troppo cagionevole. Può quindi partecipare al concorso per maestro ed essere assunto come supplente nella città di Uboldo. Poco dopo gli viene assegnata una pluriclasse di alunni di terza e quarta elementare presso la scuola elementare di Ranco.

Ciononostante, gli anni che seguono segnano profondamente l’animo del futuro scrittore che, in età adulta renderà il valore della pace uno dei temi più ricorrenti delle sue opere.

“Ci sono cose da non fare mai,

né di giorno né di notte,

né per mare né per terra:

per esempio, la guerra.”

Rodari condanna ogni tipo di guerra poiché vive in prima persona gli orrori che essa causa: il suo amico Nino Bianchi muore come conseguenza del naufragio della nave Calipso, così come un altro suo caro amico, Amedeo Marvelli, partito e mai più tornato dalla campagna di Russia.

Nel 1943 riceve la lettera di richiamo alle armi con l’ordine di svolgere un ruolo assistenziale presso l’ospedale di Baggio.

Quando, però, il fratello Cesare viene catturato e rinchiuso in un campo di concentramento nazista, Rodari decide di abbandonare l’uniforme ed iscriversi clandestinamente alla Resistenza lombarda iscrivendosi, successivamente, al Partito Comunista Italiano.

Finita la guerra Rodari può finalmente tornare alla sua attività di scrittore, collaborando dapprima per il giornale “Cinque Punte”, per poi dirigere il periodico di Varese “L’Ordine Nuovo”, appartenente alla Federazione Comunista della città. Sempre a Varese collabora con il “Corriere Prealpino”, pubblicando numerosi racconti alcuni dei quali firmati con lo pseudonimo di Francesco Aricocchi.

La vera svolta arriva, però, nel 1947 quando inizia a lavorare per L’Unità di Milano per cui cura la famosa rubrica “La domenica dei piccoli” e con cui collabora per un breve periodo.

Nello stesso periodo scrive anche per la rivista mensile “Noi Donne”.

Tre anni dopo si trasferisce invece a Roma dove fonda, insieme a Dina Rinaldi, un giornale per ragazzi chiamato “Pioniere”. Rodari resta il direttore di questo settimanale per ben dieci anni, contribuendo anche alla nascita di un campeggio estivo dei Pionieri.

L’esperienza con l’Associazione Pionieri d’Italia porta, pochi anni dopo, alla stesura del suo primo libro pedagogico, intitolato appunto “Il manuale del Pioniere.

L’opera, pubblicata durante i delicati anni della Guerra Fredda suscita l’indignazione della Chiesa tanto che il Vaticano decide di scomunicare lo scrittore definendolo “un ex-seminarista cristiano oggi diventato diabolico”.

Ed è così che tutti i libri di Gianni Rodari entrano a far parte della lista nera della Chiesa, venendo addirittura bruciati nei cortili parrocchiali.

Ma tanto diabolico non deve essere considerando che, soltanto un anno dopo, molte scuole elementari lo invitano ad organizzare conferenze con i bambini per parlare dei suoi libri e leggere insieme le sue famose ed estremamente istruttive filastrocche.

Intanto, dopo aver compiuto un viaggio in Urss, il 25 aprile sposa Maria Teresa Ferretti, segretaria del gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare.

È il 1953: anno in cui Rodari fonda Avanguardia, giornale nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana. Lo scrittore ne sarà direttore fino alla chiusura avvenuta il 29 luglio del 1956 ma, curiosamente, la sua iscrizione all’Albo dei giornalisti avviene soltanto l’anno successivo, nel 1957. In questo stesso anno Maria Teresa dà alla luce la loro figlia Paola.

Dopo un breve ritorno all’Unità (questa volta di Roma) per cui cura la rubrica “Il Novellino del giovedì e “Il libro dei perché”, Rodari si dedica soprattutto alla sua attività di scrittore e narratore per giovani ragazzi pubblicando una delle sue opere più famose, il viaggio della Freccia Azzurra.

Poco dopo inizia a collaborare con Rai e BBC, diventando autore del programma per bambini “Giocagiò”.

La sua salute cagionevole inizia, però, ad incidere sulle sue attività professionali tanto che Rodari è costretto a ridurre drasticamente le ore che dedica alla scrittura di nuovi libri.

Non mancano, invece, gli impegni giornalistici: nel 1961 collabora, infatti, con il “Corriere dei Piccoli”, prima rivista “a fumetti” in Italia, ed alla morte di Ada Marchesini Gobetti, viene nominato direttore del “Giornale dei genitori”.

Nel 1968 la Einaudi Editore, casa editrice dei suoi libri, cerca di convincerlo a trasferirsi a Torino per iniziare una nuova collaborazione, ma lo scrittore rifiuta l’offerta per amore della figlia Paola che aveva da poco iniziato a frequentare la scuola elementare a Roma.

Una dimostrazione concreta di come Rodari mettesse in pratica in prima persona i consigli che egli stesso elargiva sull’educazione dei figli.

Le sue intuizioni pedagogiche sono brillantemente esposte nella sua “Grammatica della fantasia”, pubblicato nel 1973 ed ancora oggi considerato uno dei libri fondamentali per insegnanti e genitori. Tre anni prima a Rodari era stato assegnato il Premio Andersen, il cosiddetto “Piccolo Premio Nobel” dedicato alla letteratura per ragazzi.

Credendo fortemente nell’importanza di una scuola laica e democratica, nel 1976 fonda con Marisa Masu la Onlus “Coordinamento Genitori Democratici” e si reca in numerose scuole italiane per parlare con gli insegnanti, ma soprattutto con il suo amato pubblico: i bambini.

Il 10 aprile 1980 si sottopone ad un delicato intervento chirurgico alla gamba, reso necessario dall’occlusione di una vena.

L’operazione sembra ben riuscita ma, quattro giorni dopo ed a soli 59 anni, Rodari muore a causa di uno shock cardiogeno.

A cento anni dalla sua nascita, Artgender vuole ringraziarlo per averci insegnato che “un errore può essere bello, come ad esempio la torre di Pisa” e per aver creduto che i libri siano molto più di un semplice strumento di studio:

“L’incontro decisivo tra i ragazzi e i libri avviene sui banchi di scuola. Se avviene in una situazione creativa, dove conta la vita e non l’esercizio, ne potrà sorgere quel gusto della lettura col quale non si nasce perché non è un istinto. Se avviene in una situazione burocratica, se il libro sarà mortificato a strumento di esercitazioni (copiature, riassunti, analisi grammaticale eccetera), soffocato dal meccanismo tradizionale: «interrogazione-giudizio», ne potrà nascere la tecnica nella lettura, ma non il gusto. I ragazzi sapranno leggere, ma leggeranno solo se obbligati”.

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“SPREAD ART, INSPIRE PEOPLE.”

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