La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

Gian Lorenzo Bernini, caparbio artista

Gian Lorenzo Bernini: qualità artistiche, fortuna e caparbietà

Gian Lorenzo Bernini: qualità artistiche, fortuna e caparbietà

Gian Lorenzo Bernini, caparbio artistaIl 7 dicembre 1598 a Napoli, Angelica Galante, moglie dello scultore Pietro Bernini, dà alla luce un bambino cui viene dato il nome di Gian Lorenzo Bernini, caparbio artista.
La famiglia si trova nel capoluogo partenopeo per ragioni di lavoro ma è in realtà di origini toscane. Il padre è, infatti, nato a Sesto fiorentino a pochi chilometri da Firenze, culla dell’arte italiana del secolo che si sta concludendo.

Gian Lorenzo Bernini, il caparbio artista

Nel 1606 la famiglia Bernini si trasferisce a Roma dove Gian Lorenzo lavora nella bottega paterna, dando prova di un incredibile e precoce talento.

Nel “Viaggio del Cavalier Bernini in Francia” Paul Fréart De Chantelou racconta che all’età di sei anni l’artista realizza una testa in un bassorilievo del padre e “persino papa Paolo V non voleva crederci”.
La prima opera interamente sua risale, invece, al 1609 quando l’artista ha appena dieci anni. Si tratta di una piccola statua intitolata “La capra Amaltea”, tanto bella da suscitare l’ammirazione di uno dei suoi maestri: Annibale Carracci.

Continua, intanto, a lavorare nella bottega del padre che, anche grazie alla bravura del figlio, riceve commissioni di livello sempre più alto, come quelle da parte della curia pontificia.

Il primo committente è il cardinale fiorentino Maffeo Barberini che chiede al giovane di completare alcune opere incompiute di Michelangelo Buonarroti.

La fama dello scultore non lascia indifferente neppure papa Paolo V per cui l’artista realizza un piccolo ritratto in marmo. L’opera è talmente apprezzata che il giovane inizia a lavorare stabilmente per la famiglia del Papa, i Borghese, entrando in contatto con il nipote, il cardinale Scipione, proprietario di una lussuosa villa a Roma.

Artista della famiglia papale

Ed è proprio con lo scopo di adornare Villa Borghese che quest’ultimo prende Bernini sotto la sua ala protettrice. Durante questo sodalizio, durato più di sette anni, Bernini realizza alcune tra le opere più famose come il Ratto di Proserpina, l’Apollo e Dafne e, ovviamente, quel David con cui Bernini omaggia Firenze ed il grande Michelangelo, pur rivoluzionandone la struttura compositiva.

Molte fonti dell’epoca riportano, tra l’altro, un aneddoto secondo cui nel volto del suo David si celi un autoritratto del Bernini stesso.

Nel 1621 l’artista viene nominato cavaliere ed eletto principe dell’Accademia di San Luca. Nel frattempo nella sua bottega arrivano commissioni di ogni tipo: dai papi ai cardinali, dai borghesi ai diplomatici, tutti fanno a gara per avere un suo marmo.

Il 6 agosto 1623, dopo la morte di Paolo V ed il breve pontificato di Gregorio XV, a diventare papa è proprio quel Maffeo Barberini ch’era stato il suo primo mecenate. La notte stessa dell’elezione, il nuovo papa Urbano VIII convoca Bernini e gli si rivolge con queste parole:

«È gran fortuna la vostra, o Cavaliere, di vedere papa il cardinal Maffeo Barberini; ma assai maggiore è la nostra, che il Cavalier Bernini viva nel nostro pontificato».

Gian Lorenzo Bernini, caparbio artista in una nuova fase

In questo periodo segnato dalla morte del padre Pietro, inizia una nuova fase della vita artistica del Bernini: il 5 febbraio 1629 egli viene nominato “Architetto di San Pietro”, ruolo che lo impegna per oltre sessant’anni.

Intanto, nel 1636, l’artista inizia una travolgente ma turbolenta storia d’amore con Costanza Bonarelli.

La bellissima donna, sua compagna per due anni, ha un carattere infedele e numerose sono le voci secondo cui ella intratterrebbe una relazione con il fratello del Bernini, Luigi.

Gian Lorenzo vorrebbe non credere alle maldicenze ma, dopo aver sorpreso i due amanti in flagrante, viene travolto dalla gelosia e rivolge la sua rabbia verso il fratello, ferendolo alle costole. Egli vorrebbe anche vendicarsi su Costanza, ma fallisce nell’intento di sfregiarle il volto con un rasoio.

Solo l’intervento della madre Angelica ed il favore del papa Urbano VIII riescono a porre fine allo scandalo.

Nel 1638 l’artista conosce Caterina Tezio che sposa nel maggio dell’anno successivo.

Da questa unione, nel gennaio del 1640 nasce Pier Filippo, primogenito dell’artista cui seguiranno ben dieci figli.

Ma un intricato sistema di giochi politici sta per abbattersi sulla vita dell’artista. Alla morte di Urbano VIII viene, infatti, eletto papa Innocenzo X ed i Barberini sono costretti a fuggire in Francia. L’artista è troppo vicino alla famiglia del precedente pontefice e cade anch’egli in disgrazia.

Gli anni grigi di Bernini

Tra invidie e gelosie, molti sono gli artisti che cercano di rubare la scena al Bernini e l’occasione si presenta nel 1946 quando vengono scoperte delle crepe alla base del campanile sud di San Pietro.

In molti ne approfittano per criticare le capacità di Gian Lorenzo Bernini, caparbio artista, e, nel febbraio di quello stesso anno, papa Innocenzo X ordina l’abbattimento dei campanili, accusando il Bernini di imperizia e condannandolo alle relative spese.

L’artista perde il favore del popolo, la sua carriera è a rischio ma soprattutto è profondamente colpito nel suo orgoglio d’artista.

Decide di sfogare la sua frustrazione riprendendo in mano il martello per scolpire quel marmo che tanto lo aveva reso famoso ed inizia un gruppo marmoreo sul tema della Verità: i suoi detrattori hanno vinto questa battaglia di diffamazione nei suoi confronti, ma il Tempo gli darà ragione e la Verità tornerà a trionfare.

Nonostante si tratti di uno dei periodi più bui della carriera artistica del Bernini, questa fase vede la realizzazione di una delle fontane più belle di Roma: la Fontana dei Fiumi di Piazza Navona.

Nel 1655 diviene papa Alessandro VII ed il Bernini sembra tornare nelle grazie del Vaticano riprendendo la progettazione di piazza San Pietro.

Dieci anni dopo, la luce dell’artista è tornata a splendere così tanto da raggiungere Parigi dove viene invitato per porre la prima pietra del Louvre.

Tornato a Roma, l’artista completa la Cattedra di San Pietro e gli angeli che proteggono Ponte Sant’Angelo, ma si ammala gravemente a causa della paralisi del braccio destro. L’anno successivo il suo spirito è colpito dalla morte dell’amata moglie Caterina.

Ormai stanco ed anziano, riesce a completare un ultimo marmo, il Salvator mundi, prima di spegnersi il 28 novembre 1680 all’età di ottantadue anni.

Oggi sappiamo che, come Bernini aveva previsto, il Tempo ha ridato Verità alle sue qualità artistiche. Dal colonnato che abbraccia la piazza al baldacchino all’interno della Basilica, ogni angolo di San Pietro è un’eterna testimonianza dell’eccellenza scultorea ed architettonica dell’artista.

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