

Paul Gauguin, pittore errante in continua lotta con le avversità e la società borghese
Paul Gauguin, pittore errante in continua lotta con le avversità e la società borghese
Gauguin, il pittore errante
Paul ha soltanto pochi mesi quando la famiglia è costretta ad allontanarsi dalla Francia, in quanto lo scoppio della rivoluzione del 1848 ha reso il padre un avversario del nuovo governo.
I Gauguin si imbarcano per il Perù, ma ad arrivare a Lima è soltanto Aline con i due figli, poiché Clovis muore improvvisamente durante uno scalo nello stretto di Magellano.
Paul trascorre l’infanzia in Sud America fino al 1855, anno in cui muore il nonno paterno Guillaume e la vedova Gauguin si ristabilisce in Francia, ad Orleans, dove i figli vengono educati all’interno di un collegio cittadino.
Non riuscendo ad entrare nella scuola navale, il 7 dicembre 1865 Gauguin diventa allievo pilota della marina mercantile francese, iniziando così a navigare sia l’Atlantico che il Pacifico ed entrando anche a far parte della flotta militare francese durante la guerra franco-prussiana del 1870.
Pochi anni prima, nel 1867, era morta la madre Aline e, sotto la guida di un tutore, il giovane Paul aveva iniziato a lavorare presso l’agente di cambio Bertin che lo terrà con sé per più di dieci anni.
È proprio visitando la casa del suo tutore Gustave Arosa che Gauguin sviluppa un primo interesse per la pittura, ammirando la collezione di quadri di quest’ultimo.
La scoperta della pittura
Si interessa subito al movimento impressionista che suscita molto scalpore in quegli anni, tanto da voler comprare alcuni quadri di Cèzanne, Pissarro e Degas.
Intanto, nel salotto degli Arosa, Paul incontra e si innamora di una giovane danese, Sophie “Mette” Gad. La coppia convola a nozze nel 1873 e dall’unione nasceranno ben cinque figli: Emile, Aline, Clovis, Jean e Pola.
Poco dopo Gauguin, pittore errante, espone per la prima volta all’interno della quarta esposizione impressionista: curiosamente, però, non si tratta di un quadro ma di una statuetta!
Parteciperà a tutte le successive esposizioni del movimento con numerosi quadri ed alcuni marmi, legandosi in particolare alla figura di Pissarro con cui è solito dipingere all’aperto, nei pressi di Pontoise.
Il crescente successo e l’approvazione da parte della critica lo convincono a lasciare il lavoro in Borsa per dedicarsi alla pittura a tempo pieno. Non si tratta, però, di una decisione semplice, in quanto l’arte non offre certo un guadagno sicuro. Proprio per diminuire le spese familiari, nel 1883 Gauguin si sposta in provincia, a Rouen, ma le crescenti difficoltà economiche rendono necessario un trasferimento ancora più drastico: verso la fine del 1884 la famiglia Gauguin si stabilisce, quindi, a Copenaghen, dove possono contare sull’appoggio della famiglia della moglie Mette.
Gauguin, il pittore errante nel periodo infelice
Si tratta di un periodo infelice per il pittore, stressato dagli insuccessi lavorativi, ma soprattutto dal difficile rapporto con i parenti borghesi e tradizionali della moglie, poco inclini ad accettare il suo stile di vita anticonformista.
Dopo appena un anno, Gauguin decide di tornare in Francia, portando con sé il figlio Clovis, di sei anni, mentre Mette resta in Danimarca, impartendo lezioni di francese per mantenere gli altri quattro figli.
Ad attendere il pittore però c’è solo la miseria: “Fa freddo, c’è anche la neve ed io dormo su una panca avvolto nella mia coperta da viaggio. Quando il piccolo si è ammalato di vaiolo avevo in tasca venti centesimi e da tre giorni mangiavo pane secco” racconta il pittore stesso che, disperato e con un figlio da curare, supplica il proprietario di una ditta di affissioni di assumerlo come attacchino per cinque franchi al giorno.
I rapporti con la moglie sono sempre più tesi e Gauguin si rende ben presto conto di dover lasciare Clovis in una pensione. Egli si trasferisce, invece, a Pont-Aven nell’albergo di Madame Gloanec che offre a molti pittori dell’epoca un porto sicuro e la possibilità di pagamenti dilazionati.
Proprio a Pont-Aven Gauguin matura il suo vero e definitivo distacco dalla società borghese del tempo e dal movimento impressionista che tanto aveva apprezzato in gioventù, ma da cui non si sentiva pienamente rappresentato.
Il distacco dalla borghesia
Paul Gauguin, il pittore errante decide, quindi, di lasciare il vecchio continente per trasferirsi in America.
“Cosa conto di fare laggiù non lo so bene, ma voglio andarmene da Parigi, che è un deserto per l’uomo povero. Mentre la mia fama d’artista si fa ogni giorno più grande, resto anche tre giorni di seguito senza mangiare. Voglio riacquistare la mia energia, dunque me ne vado a Panama per vivere da selvaggio”.
Sfortunatamente la civilizzazione è ormai arrivata lì e Gauguin si ritrova a lavorare come operaio per la costruzione del canale.
Unica parentesi di felicità è il suo breve soggiorno a Martinica, dove l’artista osserva gli abitanti del luogo e trae spunto per la sua maturazione artistica.
Dopo essersi ammalato è, però, costretto a ritornare a Parigi, dove trova ospitalità presso un caro amico.
Nell’ottobre del 1888 si reca ad Arles per soggiornare con van Gogh: i due sono diventati amici e sperano di condividere abitazione e spunti artistici. La convivenza diviene presto impossibile. I due si stimano, ma si detestano e la situazione precipita quando, in seguito ad una lite, il pittore olandese minaccia di colpire Gauguin con un rasoio. La vicenda si conclude con il più celebre tra gli aneddoti: van Gogh rivolge contro se stesso la sua ira e si mutila un orecchio con il rasoio.
Gauguin lascia, quindi, l’Olanda ed il 4 aprile 1891, grazie alla vendita all’asta di alcune sue opere, racimola i soldi necessari per imbarcarsi verso Tahiti.
In questo suo continuo errare non riesce a trovare una stabilità economica e due anni dopo decide di tornare in Francia per incassare l’eredità ricevuta alla morte dello zio Isidore.
L’incertezza e la fuga
L’artista concede un’altra possibilità alla vita parigina, espone alcune opere presso la Galleria Durand Ruel ed inizia una relazione con Annah Martin che presto diventa sua convivente.
Nel 1894 alcuni marinai insultano la donna e Gauguin si ritrova coinvolto in una rissa con quindici uomini restando gravemente ferito.
Ma la beffa arriva quando Annah interrompe i rapporti con il pittore convalescente, si reca nel suo studio e lo saccheggia, rubando qualsiasi oggetto di valore.
Gauguin non riesce a credere alla sua continua mala sorte e decide di lasciare l’Europa, questa volta per sempre.
Si trasferisce, quindi a Pounaouia, un distretto dell’isola di Tahiti, dove vive in una modesta capanna. Le sue condizioni di salute peggiorano immediatamente: il clima caldo è difficile da sopportare ed il corpo dell’artista è vessato da numerose piaghe.
La ferita più profonda è però emotiva: nel marzo 1897 viene raggiunto dalla notizia della morte della sua figlia prediletta Aline.
Senza un soldo, distrutto emotivamente e fisicamente, Gauguin, il pittore errante, non trova più la forza per reagire ai continui scherzi del destino.
Dipinge il suo testamento artistico, la celebre tela di 3,75 metri intitolata “Da dove veniamo? Cosa siamo? Dove andiamo?” e l’11 febbraio 1898 prova a togliersi la vita, ingerendo dell’arsenico.
“Ho voluto uccidermi”, racconta. “Sono andato a nascondermi sulla montagna, dove il mio cadavere sarebbe stato divorato dalle formiche”.
Ma la sfortuna continua a perseguitarlo anche in questo estremo gesto e la dose ingerita non si rivela fatale, causandogli soltanto una notte di indicibili sofferenze.
Paul Gauguin, il pittore errante e gli ultimi anni di vita
Trascorre gli ultimi anni della sua vita collaborando per un giornale e cercando di aiutare gli indigeni nella loro lotta contro l’autorità coloniale, incitando anche una rivolta contro la Chiesa locale.
Proprio a causa di questa sua attività sovversiva, il 31 marzo 1903 Gauguin viene condannato a tre mesi di prigione.
L’8 maggio il pastore Vernier si reca in visita, ma trova il corpo del pittore esanime, sconfitto da un improvviso attacco di cuore.
La notizia si sparge subito nell’isola ed il vescovo di Tahiti ordina un funerale religioso e l’immediata distruzione delle sue opere: l’ultima grande beffa nella vita dello sfortunato artista.