La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

Schulz, fumettista d'America

Charles Monroe Schulz, creatore di un mondo ad altezza di bambino

Charles Monroe Schulz, creatore di un mondo ad altezza di bambino

«Cari amici, scommetto che sarete sorpresi di sapere che il 26 novembre è nato il nostro bambino dal peso di 9 libbre». È con questa breve cartolina che Carl Schulz, un barbiere di origini tedesche che vive a St Paul nel Minnesota, annuncia ai parenti l’arrivo del suo primogenito, Charles Monroe Schulz, fumettista d’America, nato dall’unione con sua moglie Dena Halverson.

Charles Monroe Schulz, fumettista d’America

Pochi giorni dopo, uno zio materno si reca in visita per conoscere il nipotino e senza pensarci due volte esclama: «Oh perbacco, lo chiameremo Spark Plug!», facendo riferimento al personaggio di Barney Google, un fumetto in voga a quel tempo.

Da quel momento Charles diventa per tutti Sparky. Chissà se lo zio Oscar immaginava che quel soprannome sarebbe stato soltanto l’inizio di una vita consacrata al fumetto!

Il piccolo Sparky è un bambino studioso, ama disegnare e si impegna per raggiungere ottimi risultati in ogni materia. È più sveglio dei suoi coetanei e gli insegnanti, pensando di far cosa giusta, decidono di fargli saltare ben due classi.
Ed è così che Charlie si ritrova ad essere il più piccolo della sua classe, sempre ignorato dai suoi compagni, tranne quando diventa vittima impotente ai loro scherzi. E se proviamo ad immaginarlo con un maglione giallo con una greca nera a zig-zag, è facile capire come questo bambino altro non sia che il suo omonimo Charlie Brown.

La promozione ha inciso negativamente anche sul suo profitto scolastico tanto da rendergli faticoso persino il superamento dell’anno. Ed è per questo che, finito il liceo, Sparky decide di non continuare gli studi preferendo, invece, iscriversi ad un corso di disegno per corrispondenza dell’Art Instruction Schools di Minneapolis.

Pochi giorni dopo aver compiuto vent’anni, Charles riceve una cartolina precetto: la seconda guerra mondiale è alle porte e il giovane deve recarsi al centro reclutamento di Fort Snelling per il servizio militare.

Egli torna, però, spesso a casa soprattutto per far visita alla madre da tempo malata di cancro. Il 28 febbraio 1943 il ragazzo si reca nella camera da letto dei genitori per augurare la buonanotte alla madre.
«Addio Sparky, probabilmente non ci rivedremo mai più», lo saluta per sempre Dana, un ricordo indelebile nella mente di Schulz.

Pochi mesi dopo la morte della madre, Charles parte per la guerra in Europa e, grazie alla sua incredibile mira, viene nominato Sergente e capo della squadriglia di mitragliatori del Primo Plotone.

Il ritorno dalla guerra

Tornato negli Stati Uniti, Schulz non ha un lavoro ad attenderlo. Accetta piccoli lavoretti per sbarcare il lunario finché non riesce a tornare alla Art Instruction Schools, questa volta come insegnante.

La grande occasione avviene nel 1947 quando un giornale locale, il St. Paul Pioneer Press, decide di pubblicare le sue prime strisce intitolate “Li’l Folks”. Il suo talento non passa inosservato e, poco dopo, il Saturday Evening Post acquista una delle sue vignette. Sparky è così orgoglioso da proporre al St. Paul Press di pubblicare giornalmente le sue tavole anziché settimanalmente ma, per tutta risposta, egli viene licenziato!

“Good Ol’ Charlie Brown”, avrebbe esclamato la Lucy dei suoi Peanuts, personaggio che secondo molti sarebbe stato ispirato dalla prima moglie del fumettista, Joyce Halverson, sposata nell’aprile del 1951.

La donna era già madre di una bambina, Meredith, che Schulz adotta ed ama come fosse sua figlia biologica al punto da rivelarle solo in età adulta la verità. La coppia mette al mondo altri quattro figli: Monte, Craig, Jill ed Amy.

Schulz, fumettista d’America: l’affermazione

A livello professionale, intanto, Schulz vende i diritti delle sua strisce alla “United Feature Syndacate”, società esperta nella distribuzione di fumetti che gli propone di sostituire il nome per ragioni di marketing: nascono così i Peanuts, le noccioline più famose del mondo.

Nonostante il cambio di nome non abbia mai veramente convinto l’autore, la prima striscia de “I Peanuts” viene pubblicata il 2 ottobre 1950 su otto quotidiani d’America, tra cui il Washington Post ed il Chicago Tribune.

In pochi mesi i piccoli protagonisti dell’universo creato da Schulz, fumettista d’America, diventano il fenomeno editoriale e culturale più importante della storia del fumetto.
Da quel momento Schulz dedicherà tutta la sua vita professionale a disegnare il suo mondo a misura di bambino in cui gli adulti esistono, ma non si vedono e ne intravediamo soltanto i piedi.

Intanto, nel 1972, il matrimonio con Joyce entra in crisi dopo 21 anni d’amore, probabilmente a causa di una relazione extraconiugale. I due divorziano ed appena un anno dopo Schulz sposa Jean Forsyth Clyde che gli resta a fianco per tutta la vita.

Nel 1999 il fumettista viene colpito da un ictus ma riesce a sopravvivere. Si reca in ospedale dove gli viene diagnosticato un cancro al colon. Inizia un percorso di chemioterapia che lo indebolisce e gli rende difficile leggere, vedere ed ovviamente disegnare fumetti.

Per questo il 14 dicembre, all’età di settantasette anni, Sparky prende la decisione più difficile della sua vita: ritirarsi per trascorrere gli ultimi mesi con la famiglia.

Poiché le strisce venivano consegnate in anticipo rispetto alla pubblicazione, i Peanuts continuano ad apparire sui quotidiani fino al febbraio dell’anno successivo.

Colpito da un attacco cardiaco, Charles Monroe Schulz muore il 12 febbraio 2000 a Santa Rosa, in California. Il giorno seguente, come da programmazione, viene pubblicata l’ultima striscia ed il fumettista più famoso d’America lascia a Snoopy il compito di salutare i suoi lettori:
«Cari amici, ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e i suoi amici per quasi cinquant’anni. È stata la realizzazione del sogno che avevo fin da bambino. Purtroppo, però, ora non sono più in grado di mantenere il ritmo di lavoro richiesto da una striscia quotidiana […]. Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy… non potrò mai dimenticarli…»

I Peanuts sono frutto della mente e del cuore di un grande uomo chiamato Charles Schulz, fumettista d’America, che, in punto di morte, ha espresso la volontà che nessuno dopo di lui disegnasse o sfruttasse i diritti legati a questa banda di bambini capitanati da un bracchetto di nome Snoopy.
È nostro dovere rispettare ed onorare tale decisione.

Comment

Condividi!

“SPREAD ART, INSPIRE PEOPLE.”

Ti piace questo articolo?

Condividilo sul tuo profilo e aiutaci a ispirare altre persone.