La scelta del nome “Artgender” deriva dalla considerazione per cui esso non debba essere usato solamente come il brand che identifica una particolare società che opera nei settori dell’eventistica, dell’editoria e della comunicazione; per noi l’Artgender rappresenta una vera e propria tipologia di essere umano ovvero chi lo è più profondamente.

Non esclude nessuno ma rinomina una categoria, composta da gente molto diversa al proprio interno… di qualunque credo, origine e direzione; ma, accomunata da un unico fattore: quello artistico. Chiunque può essere o sentirsi un artista fin tanto che si preoccupa di produrre o semplicemente accostarsi ad una qualsiasi forma di espressione.

Questa parola, il nostro nome, identifica chi crede che la bellezza sia necessaria, nelle cose, nelle persone, nei pensieri, nelle parole, nei modi… che l’ispirazione contribuisca alla formazione personale e che l’implementazione delle proprie doti contribuisca ad un’evoluzione individuale.

Brecht drammaturgo sovversivo

Bertolt Brecht: drammaturgia come forma di espressione suprema

Bertolt Brecht: drammaturgia come forma di espressione suprema

Il 10 febbraio 1898 ad Augusta, in Baviera, Sophie Brezing dà alla luce il suo primogenito cui viene dato il nome Eugen Berthold Friedrich, conosciuto come Bertolt Brecht drammaturgo sovversivo. Il marito, Berthold Friedrich Brecht, è l’amministratore delegato di un’importante impresa industriale ed è di fede cattolica ma, essendo la donna protestante, la famiglia decide di educare il bambino seguendo i dettami della religione materna. Proprio per questo, Bertolt viene battezzato in una chiesa evangelica, crescendo in un ambiente permeato dalla lirica di questa religione.

La crescita di Brecht drammaturgo sovversivo

Solo due anni dopo, il 29 giugno 1900, la famiglia si allarga con la nascita del secondogenito Walter. Il piccolo Bertolt mostra sin dalla tenera età notevoli capacità artistiche, componendo poesie e testi pubblicati nel giornale della scuola nonché canzoni che egli stesso suona con la chitarra. È un adolescente con buoni voti scolastici, ma dal carattere anticonformista e a tratti sovversivo. Non ha paura di esprimere il suo pensiero rischiando anche di essere espulso da scuola a causa di un tema sulla guerra in cui, contrariamente all’opinione pubblica, critica coloro che considerano eroico il morire in battaglia. Nel frattempo scoppia la prima guerra mondiale, e a tutti i giovani studenti intenzionati ad arruolarsi nell’esercito viene concesso il “Notabitur”, un diploma di emergenza che permette a Brecht di finire in anticipo il liceo.

Si iscrive all’Università di Monaco di Baviera, ma viene ben presto richiamato ad Augusta per lavorare come infermiere nell’ospedale della città. Nel novembre 1918 la guerra finisce e Brecht può riprendere i suoi studi universitari. Si avvicina, ma con poca costanza, a diverse facoltà come quella di Lettere, Scienze Naturali e Medicina, ma soprattutto inizia a coltivare un interesse particolare per il teatro, componendo il suo primo dramma, “Baal”.

Gli anni della scrittura 

Sono gli anni in cui Brecht inizia a scrivere poesie, come la celebre “Leggenda del soldato morto”, che suscita l’ira di Hitler e rende Brecht uno dei nomi presenti nella lista nera degli artisti sgraditi alla dittatura. Si tratta, ancora una volta, di un’opera che affronta in veste critica il tema della guerra e della morte dei soldati al fronte.

A livello professionale, il Brecht drammaturgo sovversivo è profondamente influenzato dalla figura del drammaturgo Frank Wedekind, tanto da voler partecipare ai suoi funerali, componendo una poesia in suo ricordo. Quando, poco dopo, Brecht conosce Paula Banholzer e la donna lo rende padre per la prima volta, egli decide di chiamare il suo primo figlio Frank, proprio in onore dello scrittore scomparso.

Nel 1920, alla morte della madre Sophie, Brecht si trasferisce a Monaco ed inizia ad esibirsi nei cabaret con numeri da clown, insieme a Karl Valentin e Lisk Karlstadt, celebri artisti del tempo. Due anni dopo, il poeta festeggia la vittoria del “Premio Kleist” per l’opera “Tamburi nella notte”.

Il 3 novembre 1922 Brecht sposa la cantante d’opera Marianne Zoff che lo rende subito padre di una seconda figlia, Hanne Marianne nata il 12 marzo dell’anno successivo, ma il matrimonio fallisce pochi anni dopo. La Zoff conosce infatti l’attore Theo Lingen da cui ha una bambina mentre è ancora sposata con Brecht che, a sua volta, sempre nel 1922 si innamora di Helene Weigel. Da questa nuova unione, nel 1924, nasce il figlio Stefan.

Brecht divorzia a questo punto da Marianne per sposare, il 10 aprile 1929, la seconda moglie Helene. I due scoprono presto di aspettare un’altra figlia, Barbara, nata nel 1930.

Brecht drammaturgo sovversivo e la nascita del suo stile

Nello stesso anno Brecht entra a far parte del Partito Comunista e, già dal 1924, lavora a Berlino presso il Deutsches Theater. Il drammaturgo sviluppa uno stile teatrale diverso da quello tradizionalmente utilizzato in scena, tanto da formulare una teoria specifica: quella del “teatro epico” caratterizzato da un estraniamento dell’attore sul palco che, invece di immedesimarsi nel personaggio che interpreta, se ne distacca.

Questo perché Brecht considera destinatario principale delle sue opere il proletario che, riflettendo sul contenuto della rappresentazione teatrale, può essere educato a livello politico.

I suoi studi sul teatro vengono premiati nel 1928 quando, con “L’opera da tre soldi”, Brecht diviene il drammaturgo di maggior successo della Repubblica di Weimar e, in generale, della Germania del Novecento.

Il necessario esilio

Il 27 febbraio 1933 l’incendio doloso al Parlamento di Berlino sancisce l’ascesa al potere di Adolf Hitler e Brecht non ha dubbi: fa da anni parte della lista nera e deve scappare dalla città per mettere in salvo la sua famiglia.

Inizia così un doloroso esilio che li costringe a “cambiare più spesso paese che scarpe” e a subire il disonore di vedersi revocata la cittadinanza tedesca. Fanno tappa a Praga, Vienna, Parigi per poi stabilirsi in Danimarca per cinque anni. Ma le truppe naziste avanzano, invadono anche il paese scandinavo e Brecht è costretto a trasferirsi dapprima in Svezia nel 1939, poi in Finlandia ed infine in California dove vive dal 1941 al 1947.

Tuttavia, Brecht drammaturgo sovversivo non interrompe mai la sua attività. Scrive alcune opere più mature come “Madre Coraggio e i suoi figli” e “Vita di Galileo” inoltre ha modo di dimostrare il suo impegno politico con la messa in scena di “Paura e miseria del Terzo Reich”.

Con l’arrivo in America, Brecht inizia a coltivare il sogno di collaborare con alcuni registi di Hollywood, ma non riesce a trovare un produttore che creda abbastanza nei suoi progetti, soprattutto perché rifiuta di adattare le sue opere per renderle più appetibili al pubblico americano così diverso da quello tedesco.

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, Brecht può finalmente tornare in patria ma, proprio mentre è in procinto di partire, il 30 ottobre 1947, viene interrogato dalla “Commissione per le attività antiamericane” a causa della sua iscrizione al Partito Comunista e deve difendersi dalla pesante accusa di essere una spia sovietica. Nel corso del processo egli si dichiara innocente e totalmente estraneo ai fatti, definendosi un semplice scrittore antinazista.

Il giorno dopo, mentre nei teatri newyorkesi va in scena “Vita di Galileo”, Brecht si trova su un aereo che lo riporta in Europa, precisamente a Zurigo in Svizzera, dove è costretto a vivere ancora in esilio, poiché non ha il visto necessario per rientrare in patria. Solo nel 1948 la famiglia Brecht riesce a fare ritorno a Berlino Est dove il drammaturgo fonda un teatro, il Berliner Ensemble, e si dedica all’attività di regista.

Brecht drammaturgo sovversivo male interpretato

Nel giugno 1952 a Berlino gli operai scendono in piazza per protestare contro le misure adottate dallo stato socialista, ma la rivolta viene repressa nel sangue con l’utilizzo di carri armati. Brecht decide di intervenire scrivendo una lunga lettera al governo in cui, pur criticando gli scioperi e le manifestazioni, condanna la repressione del movimento operaio e, in generale, le norme del governo e chiede la revoca di queste ultime.

La lettera di Brecht viene pubblicata dal governo senza traccia delle critiche a quest’ultimo e le parole del drammaturgo vengono distorte a favore del partito egemone.

La reazione del popolo è immediata e gran parte dei teatri non solo tedeschi, ma di tutta l’Europa occidentale, iniziano a rifiutare i testi di Brecht.

Il drammaturgo cerca di reagire con ironia, difendendosi e provando a dare la sua versione dei fatti all’interno di una poesia, ma la vicenda turba profondamente il suo animo.

Ormai anziano, decide di dedicare gli ultimi anni della sua vita al suo grande amore, il teatro, fino alla morte avvenuta il 14 agosto del 1956 a causa di un infarto.

Riposa insieme alla moglie, scomparsa nel 1971, nel cimitero berlinese di via Chausssee, a pochi passi dalla loro ultima abitazione, ancora oggi sede degli archivi Brecht-Weigel.

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